“In atto da parte dell’ islam una guerra ed una aggressione”. Lo dice in questa intervista che ha rilasciato alla Fede Quotidiana, il teologo polacco Don Pawel Bortkiewicz, collaboratore del quotidiano cattolico Nasz Dziennik e di Radio Maryja. Il professor Bortkiewicz è stato nominato dall’attuale Presidente della Repubblica membro del Consiglio di Sviluppo Nazionale.
Lei è preoccupato dell’islam in Europa?
“Attualmente l’islam ha un tenore prettamente politico. È un atto di aggressione e di guerra di civiltà. Gli islamisti stessi, di buon grado, dicono che la parola «islam» significa «pace». Ma è falso. «Islam» significa sottomissione, soggiogamento. Che l’islam diffonda la pace lo possiamo dire solo nel senso che anche uno schiavo, il quale ha perso la sua libertà e si è reso obbediente al suo padrone, può godere della pace. La falsità riguardante il nome dell’islam non è casuale. La regola della falsità, cioè la taqiyya, è un elemento della strategia dell’islam. Non solo viene ammessa, ma perfino raccomandata. Ma quel che porta l’islam con sé è solo una faccia del dramma a cui assistiamo sul nostro territorio europeo. L’altra faccia è quella della sottomissione dell’Europa che, nei suoi popoli, è diventata un’apostata silenziosa di Dio. Invece di combattere l’onda di una civiltà estranea e aggressiva, i politici europei danno battaglia contro la croce, contro il diritto naturale, contro la vita concepita, contro l’istituzione del matrimonio. Noi abbiamo il diritto di incolpare gli islamici di aggressione, ma abbiamo anche l’obbligo di batterci il petto. Giovanni Paolo II esclamava parecchi anni fa a Santiago de Compostela: «[Europa!] Ritrova te stessa!Sii te stessa!Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici». Oggi questo grido è più che mai attuale”.
Qual è il significato del «Rosario alle Frontiere»?
“L’idea del «Rosario alle Frontiere» è nata tra evangelizzatori laici. Un’idea magnifica! Questa preghiera ha unito i polacchi come nient’altro negli ultimi anni. Ci ha ricordato chi siamo, dove abbiamo le nostre radici. Non è stata una preghiera contro qualcuno. È stata una preghiera per noi, per il nostro mondo, per gli uomini che si combattono a vicenda e che litigano fra di loro. È stata anche una preghiera per i profughi e migranti. Allo stesso tempo questa preghiera ci ha ricordato, dove sta la nostra forza e la nostra salvezza. Ci ha ricordato di Dio e di quelloche ha scritto san Paolo: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi… Sono lieto di aver potuto parteciparvi di persona sulla frontiera meridionale della Polonia. Ne sono grato a Dio”.
Noi abbiamo don Biancalani, loro hanno don Bortkiewicz
