La protesta dei lenzuoli bianchi contro l’invasione africana – VIDEO

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Un giorno arriva un prefetto, pagato centinaia di migliaia di euro l’anno di soldi anche tuoi, da un governo abusivo e corrotto, e decide che nel tuo quartiere devono essere sistemati un centinaio di fancazzisti africani. E tu non puoi fare nulla. Non puoi protestare. Devi vedere il tuo quartiere cambiare pelle – fisicamente – in un attimo.

E’ quello che sta accadendo ad Avellino, nella zona di Corso Umberto, dove c’è un convento nel quale il Prefetto di Avellino Carlo Sessa ha deciso di piazzare oltre 100 giovani maschi africani. Il progetto è stato presentato dalle solite cooperative private avellinesi, salernitane e casertane. Mafia, anche se non capitale.

La notizia ha messo in allarme gli abitanti della zona che ieri mattina hanno inscenato una protesta apprendendo ai balconi delle lenzuola bianche “in segno di resa” dice uno degli abitanti. “Cento tutti in un luogo ci sembra davvero eccessivo, significa insediare un nuovo quartiere con usanze diverse. L’integrazione in questo modo non crediamo sia possibile”. Percorrendo corso Umberto sono diversi i cittadini che hanno appeso il drappo, i commercianti sono preoccupati perchè hanno paura “che la zona si desertifichi e la gente non venga piu’ a spendere nelle nostre attività. Non abbiamo nulla contro queste persone, ma la zona è già degradata di suo, se dovessero causare qualche problema saremmo costretti a chiudere i battenti”.

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“Abbiamo voluto dare un segnale. Abbiamo scelto il colore bianco come segno di resa nei confronti di una decisione che ci vede soccombere. Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione da parte di nessuno, abbiamo appreso dai giornali che nel convento vorrebbero ospitare piu’ di 100 migranti. Ma come si fa ad ospitare tutte queste persone insieme in una sola struttura? Sarebbero piu’ loro che gli abitanti di Corso Umberto”. Il sig. Roberto, insieme ai residenti, promuoverà la nascita di un comitato “è l’unico modo che abbiamo per farci ascoltare dalle istituzioni. Non siamo razzisti, noi siamo aperti all’accoglienza, ma cento sono davvero troppi. Queste persone le vediamo quotidianamente in giro per la città a chiedere l’elemosina, a vagare senza una meta perchè il sistema accoglienza non funziona. Venti – trenta persone sarebbero anche controllabili, ma cento crediamo sia proprio impossibile”. Oltre a richiedere un numero inferiore di migranti, il nascente comitato chiederà alla Prefettura anche di verificare le condizioni della struttura “Siamo sicuri che i servizi siano idonei ad ospitare tutte queste persone? E’ stata verificata la proprietà dell’edificio? E’ pronto ad accogliere un numero così elevato di ospiti?”. A dare man forte alla protesta anche alcuni avventori “Non ero razzista, ma di giorno in giorno mi stanno facendo ricredere – dice una signora – non ho niente contro queste persone già vittime di sofferenza e che scappano dalla guerra. Ma come possiamo integrarli se arrivano in 100? Sono delle piu’ svariate etnie e religioni, hanno le loro usanze che sono diverse dalle nostre. Potrebbero prendere il sopravvento, formare un piccolo ghetto”.

Tra i residenti c’è chi conosce bene il convento “mi chiedo come possano ospitare cento persone in una struttura che prima ne ospitava trenta. Anche se riabilitassero il piano terra, che prima era dedicato a sala d’attesa, non ci entrerebbero. Purtroppo davanti ai soldi ci sono persone che non si fanno scrupoli, non vorrei che li stipassero come bestiame nelle stanze. Credo che qualcuno debba vigilare attentamente su questo progetto”. Chiede piu’ sicurezza un’altra anziana signora “Questa zona è buia, degradata. Ci lamentiamo quotidianamente per lo stato di abbandono in cui versa. Capita spesso di vedere drogati e alcolizzati, ci sono pregiudicati che vi dimorano. Non che queste persone che arrivano siano dei delinquenti, ma tra di loro puo’ esserci qualcuno che, come un italiano, non è proprio uno stinco di Santo? Chi li controlla se già oggi qui non c’è controllo?”.

A questi si accoda una nonna “le mie nipotine quando vengono a trovarmi vanno al parco. Già siamo preoccupati per qualche episodio verificatosi, ma con quale tranquillità le mandiamo a giocare? Sappiamo tutti che non c’è un programma di accoglienza per i rifugiati, al massimo se ne staranno nell’edificio tutto il giorno oppure nei pressi. Queste persone hanno le loro esigenze è un rischio enorme per noi”.