Non sono bastate l’uccisione dell’ambasciatore russo a Berlino al grido “Allah Akbar” e la strage di Berlino. Non è bastato un camion guidato da un profugo pakistano che ha sventrato il Natale tedesco e ucciso 12 persone. Del resto non era bastata Nizza. Né Parigi e Bruxelles. Il segretario della Cei, l’islamofilo Nunzio Galantino, continua a dire che l’islam non c’entra.
In una intervista al giornale governativo, il Corriere, ha detto che “ogni violenza è ingiustificabile e inaccettabile, tanto più per motivi religiosi. Ma lo scontro di civiltà è ciò che si propongono i violenti. Se anche ci fosse questo, e io non lo credo, al fondo c’è soltanto egoismo e sopraffazione”. Nessuno scontro di civiltà insomma: dagli attentati e le guerre ci “guadagna chi ha interessi di potere o denaro, chi commercia in armi. Alla fine, nelle guerre, va a morire la povera gente. I signori si arricchiscono”.
E vai a spiegare a questo inutile personaggio mantenuto dall’8 per mille rubato agli italiani, che questa guerra la fanno – anche – con i camion, e il commercio delle armi non c’entra.
Galantino crede sia necessario “essere tutti più uniti, più tolleranti. E guardarsi dalla violenza, anche nell’uso del linguaggio”. Le parole, insomma, pericolose come un terrorista islamico. “Io non voglio mettere tutto insieme – aggiunge – Però la volgarità e l’aggressività del linguaggio alimentano un clima che incattivisce le persone e allontana gli sforzi di convivenza pacifica. Esiste anche un terrorismo del linguaggio, si uccide anche con la calunnia. Guardi nei media, in tv, la politica”. E comunque non è uno scontro di civiltà: “Io non ci credo”.
Il primo punto di un governo populista è liberare il Vaticano dalla feccia che lo opprime. Il Risorgimento non finì il lavoro.