PORDENONE: 30 MILA EURO MULTA PER DONNA COL BURQA – FOTO

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Wow, quando hai perso fiducia nella magistratura, arriva un giudice che ti sorprende.

Quattro mesi di arresto, convertiti in 30 mila euro di multa: è quanto disposto nel decreto penale di condanna, firmato oggi dal Gip di Pordenone Alberto Rossi, nei riguardi di una donna di origini albanesi, di 40 anni. Venti giorni fa, durante una seduta del Consiglio comunale dei ragazzi di San Vito al Tagliamento (Pordenone), la donna aveva rifiutato di farsi riconoscere, avendo il volto interamente coperto dal “niqab”, il velo islamico che lascia intravvedere solo gli occhi di chi lo indossa.


La vicenda:

SAN VITO (PORDENONE) – Il sindaco è stato costretto ad interrompere la prima seduta del consiglio comunale dei ragazzi di San Vito: una madre islamica che indossava il niqab – velo islamico che lascia visibili soltanto gli occhi – si è rifiutata di togliere il velo integrale o uscire dalla sala consiliare.

La donna era rientrata in aula dopo essere stata accompagnata fuori da due vigilesse. È stato poi evitato l’allontanamento forzato per non impressionare i bambini.
Erano da poco passate le 18. In sala consiliare, un centinaio tra alunni di scuole elementari e medie (una cinquantina), genitori, insegnanti e amministratori comunali.
La presidente del consiglio comunale (degli adulti e dei ragazzi), Natalia Troia, aprendo i lavori ha ceduto la parola al sindaco per un saluto. Ma questi ha notato la donna, coperta da capo a piedi dal velo nero, mani comprese (con i guanti).

«Erano visibili a malapena le pupille», ha poi specificato il sindaco, esponente del Pd. «Chi non ha abiti consoni alla presenza in un luogo pubblico è invitato a scoprirsi per rendersi identificabile ai presenti», è stato l’invito al microfono del primo cittadino.

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I presenti si sono guardati, la donna non ha detto nulla. Poi si è alzata e si è diretta verso il tavolo della presidenza, chiedendo a Di Bisceglie di parlarne.
«Non c’è nulla da dire, queste sono le regole in un edificio pubblico – ha aggiunto –. Mostri il volto o esca, altrimenti sarò costretto a chiamare la forza pubblica».
La donna è tornata tra gli ultimi posti e il sindaco ha rinnovato l’invito. Nulla è cambiato e la seduta è proseguita per il tempo necessario a Di Bisceglie di recarsi al comando di polizia locale.

Due vigilesse hanno chimato la donna fuori dall’aula. Si è lasciata identificare: cittadina albanese residente a San Vito, in contesti estranei a quello familiare mostra il volto soltanto a donne.

Nel frattempo, anche la dirigente dell’istituto comprensivo, Lucia Cibin, ha osservato: «Per convivere tra le differenze è necessario che tutti osservino le regole».

Il sindaco ha tentato di riprendere il suo saluto, ma la donna è riuscita a rientrare e si è seduta in prima fila, ritenendo che la sua presenza, anche con a viso coperto, fosse un diritto.
Al che il sindaco ha rinnovato ancora una volta l’invito. Nulla da fare. Il primo cittadino si è scusato con i presenti, aggiungendo: «La seduta è chiusa». Soluzione ritenuta preferibile all’allontamento di forza della donna di fronte ai bambini.

Tipico stile piddino. Invece di espellere gli indesiderati, espellono tutti gli altri. L’allontanamento sarebbe stato, invece, un insegnamento importante per i bambini.

Era presente, in qualità di genitore, il segretario locale della Lega, Pierluigi Scodeller: «Ho stretto la mano al sindaco – ha riferito –, ora servono azioni per avvalorare questa linea, dando modo alla polizia locale di intervenire al meglio in questi casi».
Anche Valerio Delle Fratte (Amo San Vito) era in aula: «Così hanno perso tutti – ha commentato –. Avrei espresso la condanna dell’atteggiamento continuando la seduta, rinunciando alla quale si è andati contro al messaggio dell’apprendimento delle regole ai nostri figli».
«Stupisce che il sindaco si sia svegliato soltanto adesso, anche se fa piacere
– ha aggiunto Iacopo Chiaruttini (FdI) –. Se l’avesse fatto un sindaco di centrodestra sarebbe scoppiata la polemica. Ma al suo posto l’avrei fatta portare fuori. Una situazione paradossale sulla quale va fatta luce, impedendo che si ripeta in futuro».

Questi sarebbero i ‘nuovi italiani’, quelli che ci stanno sostituendo. Oggi con arroganza pretendono di presenziare, domani saranno il sindaco.