Lo ha messo nero su bianco il Cer, Centro Europa Ricerche, che ha appena pubblicato uno studio sui costi delle grandi migrazioni sul mercato del lavoro degli Stati europei. Ed è solo l’ultimo degli studi che lo dimostra.
Il report, dal titolo European Migration and the Job Market, è a cura di due economisti, Stefano Collignon e Piero Esposito. Dello studio ha parlato lungamente il settimanale progressista Pagina 99, che ha avvertito così i suoi lettori: “Partendo dal presupposto che i lettori di Pagina 99 siano in maggioranza progressisti, questo articolo non avrebbe dovuto essere scritto. Perché i risultati di una ricerca sull’immigrazione del Cer contraddicono un assunto che la sinistra europea ha trasformato in un mantra: il fatto che gli immigrati non entrino in competizione con i lavoratori locali”. Coraggiosi.
Gli autori dello studio spiegano come nel 2007, in Italia, il tasso di occupazione tra gli immigrati adulti risultasse di nove punti superiore a quello degli italiani. Per avere un’idea: in Paesi come la Svezia, l’Olanda, la Finlandia, la Francia e la Danimarca, il tasso di occupazione dei locali è tra i 10 e i 17 punti più alto di quello degli immigrati. Gli studiosi spiegano che nei Paesi del Nord Europa il tasso di laureati è molto superiore a quello del Meridione del continente. Il mercato del lavoro, quindi, richiede competenze molto alte. Nei Paesi del Sud Europa, invece, gli stranieri entrano direttamente in competizione con i lavoratori locali. Il risultato è che “la migrazione ha un effetto negativo sull’occupazione dei nativi nei Paesi periferici“, cioè quelli del Sud Europa.
Ancora una volta gli economisti spiegano, con dati e numeri, che l’immigrazione toglie lavoro e possibilità ai lavoratori italiani. Lo capiranno i politici? O semplicemente eviteranno di leggerlo?
Gli immigrati ci rubano il lavoro. Ma i media di distrazione di massa non se ne sono ancora accorti. Perché non rubano i loro lavori. Per ora.