AFFARISTA AFFITTA PALAZZINA A 30 PROFUGHI: INTERO PAESE PROTESTA

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Non ci ripenserà Diego Manfredi, avvocato e figlio dei proprietari dello stabile in centro a Carrù, provincia di Cuneo, da lui affittato per ospitare un gruppo di giovani maschi africani, una trentina.

Gli affari sono affari. Poco importa che questo andrà a colpire la vita di chi lì ci vive: lui rispetterà il contratto d’affitto con la cooperativa «Alpi del Mare», che del resto gli renderà almeno 1.000 euro al giorno. Basta fare 35×30. Un affarone. Anche se lui dice che incasserà ‘solo’ 2.400 euro di affitto al mese. Comunque una bella cifra.

Dice di essere «indignato» il signorino affarista, dopo la protesta di giovedì sera (22 settembre): che ha visto i suoi concittadini protestare davanti a casa sua per dire «no» all’arrivo dei profughi.

«Avessero cercato un confronto civile – o forse avessero offerto di più? – avrei valutato la possibilità di rivedere le mie posizioni, ma dopo quanto accaduto l’altra sera no. Per fortuna ero in casa, altrimenti i miei genitori, anziani, sarebbero stati soli ad ascoltare gli insulti mossi da alcuni dei manifestanti. Rivedrò presto in tribunale alcuni dei volti di chi è venuto sotto casa mia». Magari li rivedrai anche prima, e anche altri volti, chissà.

E ancora: «È mio diritto affittare una bene di mia proprietà, non devo renderne conto a nessuno». E no. Non vivi sulla Luna. Vivi in una società. Fai parte di una comunità.

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Quattro appartamenti, ognuno di 110 metri quadrati per 600 euro d’affitto mensili ciascuno. Lo stabile è pronto. Da viale Vittorio Veneto, in centro paese, si vedono le stanze allestite con i letti a castello. Un palazzo d’inizio ‘900 che fu prima caserma, poi rivendita di vini e infine di granaglie. «L’agibilità mi è stata concessa nel 2014, avevo altri progetti» dice Manfredi. Ora no, e la decisione non piace ai suoi concittadini.

Ci sono, ovviamente, un paio di etnolesi anche in questo paese: «Basta avere paura: dovremmo prendere esempio da chi ha imparato a convivere con queste persone creando opportunità di confronto», dice una ragazzina che a breve partirà per l’Erasmus con i soldi del papi in Germania, e avrà modo di confrontarsi con i suoi amichetti profughi, magari a Capodanno, a Colonia. «Se fossi là, in mezzo alla guerra con i miei figli, scapperei anch’io, con la speranza che qualcuno mi apra la porta» dice una commerciante molto ‘aperta’, rispetto agli africani in fuga dalla guerra in Siria.

Ma tutti gli altri hanno cervello. E sono contrari. Protestano.

Anche il sindaco è contraria all’arrivo dei profughi: «L’Amministrazione avrebbe dovuto essere informata con chiarezza». «Parliamone con calma ora», ha detto rivolgendosi a Manfredi durante la protesta. «Trovo assurdo che un funzionario prefettizio come la Ieriti manifesti pubblicamente opposizione a disposizioni governative», sostiene Manfredi. «Il funzionario prefettizio ha espresso a chi di dovere la sua correttezza professionale – replica Ieriti – , nella veste di sindaco non posso che essere contraria a come è stata condotta la trattativa. Confido che Manfredi ci ripensi».

Devono dargli motivi seri per ripensarci. Molto seri. Fargli capire cosa potrebbe succedere, il danno che la presenza dei fancazzisti potrebbe arrecare a lui e al suo stabile.