Dalla prefettura assicurano che il business andrà avanti as usual, tutto si risolverà nel giro di pochi giorni. La querelle (schede si e schede no) tra Governo e Comune si risolverà.
E le onlus (a pagamento) «Fondazione Progetto Arca» e «Farsi Prossimo» si vedranno rinnovare dal ministero dell’Interno la convenzione grazie alla quale hanno finora garantito – a spese nostre – assistenza ai sedicenti profughi che infestano i tre centri d’accoglienza aperti dal Comune in via Aldini, via Mambretti e a «Casa Suraya», in via Padre Salerio.
Tali convenzioni sono scadute già dal 31 marzo scorso, uno stallo dovuto ad un contenzioso che ormai da settimane divide il Viminale e la Prefettura da un lato, le due associazioni e il Comune dall’altro: il contenzioso sull’opporunità di comprare ai clandestini schede telefoniche ricaricabili di almeno 15 euro.
I clan di Mafia Capitale si sbranano per le schede telefoniche ai clandestini.
Per Al Fano non ci sono cavoli, è “obbligatorio procurare ai profughi tessere prepagate di telefonia mobile“. E’ un diritto umano.
In media i giorni di permanenza sono tre, non di più. Non profughi, clandestini.
Le associazioni protestano: «Riceviamo dallo Stato (dalle nostre tasse) 25 euro al giorno per ogni migrante assistito e con questa diaria dobbiamo garantire vitto, alloggio, medicinali e altre eventuali necessità a chi arriva a Milano». Solo il kit antiscabbia costa, ad esempio, 23 euro.«Non possiamo quindi permetterci di spendere 15 euro per ricariche telefoniche».
Non fosse tragico, sarebbe ridicolo.