Genova – Sonia Viale, segretario regionale della Lega in Liguria, ha annunciato un presidio alle ore 15.00 di oggi in piazza Montano a Genova per protestare contro Mare Nostrum, l’operazione finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina condotta dalla Marina Militare.
“In Liguria abbiamo più del 10% di disoccupati, il 21% dei giovani che non studia e non lavora, un saldo negativo di circa mille imprese solo a inizio 2014 e il governo è solo capace di mandarci centinaia di immigrati ogni settimana, gli ultimi alla Fiera del Mare a pochi giorni dall’avvio del Salone Nautico di Genova, trasformato da vetrina della città a un Cie improvvisato”.
“Nel quartiere di Sampierdarena, da anni ormai dimenticato dalle amministrazioni di sinistra che governano questa città, per dire basta all’operazione Mare Nostrum che costa cifre esorbitanti e ha il solo effetto di importare dei clandestini. Non lo dice solo la Lega: l’Unchr, l’alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, ha dichiarato che almeno il 50% di chi sale sui barconi non ha lo status di rifugiato. Ne consegue che almeno la metà di chi arriva in Italia con Mare Nostrum è clandestino, per un totale, a oggi, di oltre 60 mila clandestini”.
“Per accogliere queste migliaia di immigrati, a tutti gli effetti, fuorilegge, il governo riesce a trovare anche i soldi. E non spiccioli: ben un miliardo di euro per fare fronte a quella che Renzi e i suoi ministri chiamano emergenza, ma che è una scelta politica ben precisa, tragicamente prevista e programmata a tavolino – continua Viale – La dimostrazione che, quando si vuole, i soldi in cassa si trovano sempre: peccato che questo governo non abbia ancora trovato un euro per aiutare le imprese a non chiudere, per dare un lavoro ai tanti che non ce l’hanno più e ai tantissimi giovani che non ce lo hanno mai avuto. Solo in Liguria, nell’ultimo anno, abbiamo perso 6 mila posti di lavoro, un’emorragia destinata ad aumentare a causa della totale inerzia negli investimenti su chi lavora e fa impresa di questo governo. Renzi e i suoi ministri dovranno rendere conto agli italiani sulle scelte fatte, nell’aver preferito dare soldi – e tanti – ai clandestini piuttosto che aiutare il Paese a riprendere quota nel lavoro”.