LO ATTENDONO DUE ANNI DI CONTROLLI E LA SPADA DI DAMOCLE CHE LA MALATTIA SI ‘ATTIVI’
PALERMO. Ha lavorato presso il famigerato centro profughi di Mineo, ora è risultato positivo al test di mantoux, e dopo avere eseguito accertamenti più approfonditi nell’ospedale Spallanzani di Roma (Quantiferon ed RX) i sanitari hanno riscontrato una «infezione tubercolare latente».
Parliamo di un poliziotto di 50 anni, in servizio presso la task force dell’Uri di Roma.
A denunciare il contagio, il sindacato di polizia Consap che da giorni, con il sostegno anche del blog di Grillo, lancia l’allarme sulle condizioni in cui sono costretti a lavorare gli agenti «senza protezioni e a rischio infezioni».
«Il poliziotto per i prossimi due anni dovrà fare controlli ed esami per monitorare il suo stato di salute, benché bisogna ribadire con forza che non sia tubercolotico, cioè non ha sviluppato la malattia attiva, e non sia assolutamente contagioso – scrive il sindacato in una nota – Intanto, l’altro ieri è venuta fuori la notizia di due poliziotti a Padova che hanno preso la scabbia e sono ricoverati in isolamento, nella speranza che durante l’incubazione della malattia, che va da 3 a 6 settimane non abbiano contagiato involontariamente qualcun altro».
«Siamo allo sbando – dice Giorgio Innocenzi, segretario nazionale del sindacato di polizia – e il problema più grave è che nessuno vuole assumersi le responsabilità di ciò che è accaduto. Peggio, c’è un chiaro tentativo di disconoscere gli errori fatti e, anzi, di nasconderne le conseguenze. Adesso chiediamo che i responsabili di quanto accaduto vengano individuati e subito rimossi».
«Mi dispiace che si siano scomodati in tanti a dichiarare che non c’è nessun rischio di tubercolosi o altre malattie tra le forze dell’ordine – aggiunge Igor Gelarda, dirigente nazionale della Consap – Ci hanno accusato di raccontare bufale, di creare allarmismi, o di razzismo. Questa è la realtà e non sciocchezze. Vogliamo solo la tutela e la salvaguardia dei poliziotti, di cui rivendichiamo la dignità professionale e umana».
Innocenzi e Gelarda lanciano un doppio appello: «Chiediamo a tutti i poliziotti che hanno avuto a che fare con i migranti di contattarci per avere maggiori informazioni su come funziona la nostra class action contro il ministero e poi a chi ci amministra diciamo basta usarci e mandarci allo sbaraglio, per mare, con l’accoglienza profughi, come per terra, nel nostro lavoro quotidiano di salvaguardia della sicurezza dei cittadini».