Come avevamo scritto ieri, unici, – Alfano e l’ossessione dell’apparire: non si ferma nemmeno davanti ai morti – si era notata la smania di Al Fano, nel dare una notizia che nulla aveva a che vedere con il suo ruolo di – presunto – ministro degli Interni.
Si era anche notato il disappunto della Procura.
E infatti, il giorno dopo l’arresto del presunto assassino di Yara Gambirasio, Massimo Giuseppe Bossetti, scoppia la polemica tra la procura di Bergamo e il ministro dell’interno Angelino Alfano sulla diffusione della notizia.
Dice il procuratore capo orobico Francesco Dettori. «Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza».
PEnosa la replica del ministro: «Credo che il procuratore di Bergamo non ce l’avesse con me anche perché non ho divulgato dettagli, si dovrebbe chiedere invece chi ha inondato i mass media di una quantità infinita di informazioni. Certamente non è stato il governo».
«L’opinione pubblica aveva il diritto di sapere ed ha saputo anche per essere rassicurata».
Nella tarda mattinata la controreplica di Dettori: «questa situazione non mi è piaciuta».
Al Fano, uomo di Kyenge. Pronto a tutto pur di apparire sui media. Un politicante incapace e meschino.
La domanda che ci poniamo davanti all’inadeguatezza di questo personaggio a ricoprire il ruolo di ministro è: ma cosa deve fare, ancora, per essere costretto alle dimissioni? Stuprare un cavallo mentre è ospite di Porta a Porta?
