Zanzibar: la ‘caccia’ ai turisti è aperta

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Quando partirono per Zanzibar come insegnati volontarie, alle due 18 enni Katie Gee e Kirstie Trup,  altre due  ‘pippebacca’ alle quali i media hanno fatto il lavaggio del cervello, era stato detto come comportarsi e come dovevano vestirsi durante la visita di un’isola, dove almeno il 95 per cento della popolazione è musulmana.

Quello che non sapevano, e che è vietato dire,  è che mesi di crescente tensione hanno trasformato Zanzibar in una destinazione molto diversa da quella raffigurata nelle brochure.

L’intolleranza religiosa è diventata comune con attacchi continui contro la piccola minoranza cattolica.  Tra cui la sparatoria fatale di un sacerdote il giorno di Natale.

Come gran parte dell’Africa orientale, Zanzibar è piombato nel medioevo islamico . In una regione dove Al Qaeda in Kenya si fonde con l’altrettanto pericolosa Al Shabaab in Somalia, si teme, ma è ormai quasi realtà,  che l’ Islam radicale trovi proprio sull’isola un punto d’appoggio.

Molti sull’isola sono convinti che i responsabili dell’atroce attacco alle due giovani bianche, siano legati a un gruppo estremista che vuole imporre la sharia.

Ustioni di Kirstie TURP.

L’ascesa di The Awakening, o Uamsho in lingua Swahili, è stata fulminea. Anche grazie ai soliti finanziamenti dai paesi del Golfo.

Guidati dallo sceicco Farid Ahmad Hadi, che si trova in carcere in attesa di  giudizio , è emerso come la nuova voce politica su un’isola che non è estranea a sconvolgiment politici. 

I commercianti arabi – soprattutto di schiavi negri – hanno vissuto sull’isola, che è stata un postribolo di razze e religioni, fin dal IX secolo. Nel 1964, una sanguinosa rivoluzione da parte della maggioranza negra,  discendente degli schiavi, ha rovesciato la classe dirigente araba.

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Un atto di unione con Tanganica sulla terraferma venne firmato, con la semi-autonomia di Zanzibar e dando vita alla Repubblica Unita di Tanzania.

Le tensioni politiche hanno persistito per più di quattro decenni,  come si confà a tutte le realtà multietniche e multireligiose.

Uamsho vuole un codice di condotta per i turisti che rappresentano il 80 per cento dei proventi in valuta estera,  limiti draconiani su alcool e spiagge private degli alberghi per impedire ai visitatori di ‘corrompere’ gente del posto.

Nel mese di ottobre dello scorso anno, quando lo sceicco Ahmad Hadi scomparve per quattro giorn

i, i suoi sostenitori imperversarono per le strade e gli scontri hanno causato due morti. Egli ha affermato di essere stato rapito dalle forze di sicurezza.

Ora è uno dei 10 religiosi musulmani in carcere, accusati di cospirazione.

Nelle moschee, intanto, gli imam lodano i “combattenti per la libertà” di Al Shabaab e chi sfigura le turiste.

Zanzibar non è un paese per turisti. Non lo è più. La caccia ai turisti – e alle ‘pippebacca’ – è aperta.