Chi sono i profughi che stiamo mantenendo in hotel?
Ce lo spiegò, nel corso di una trasmissione della tv locale Telequattro andata in onda due anni fa, una ragazza di 19 anni. Raccontò le molestie subite da lei e le sue amiche nel corso delle notte del Carnevale a Muggia, Trieste.
Una testimonianza choc, che si unisce alle tante aggressioni sessuali che raccontarono ai giornali locali dalle lettrici.
«Non si era mai visto così – spiega Eleonora Righi sconvolta dal numero di profughi (circa la metà) presenti a Muggia -. C’erano sempre tre o quattro pronti ad accerchiarti; insistevano molto nel voler ballare, che in realtà era uno “strussiarsi”; erano molto insistenti; l’unica cosa che potevamo fare io e le mie amiche era spostarci, entrare o uscire, perchè non bastava dirgli due, tre, qualtro volte di no. Più volte è successo che hanno toccato il seno e il fondo schiena a me e alle mie amiche».
Loro, i profughi nordafricani e arabi, chiamano queste molestie di massa ‘taharrush gamea’. Lo hanno fatto spesso in questi anni, il caso più eclatante fu Colonia.
«Tutti avevano un drink in mano. Non parlavano italiano e la carnagione era quella. Certi hanno fatto foto e video – continua il racconto Eleonora -. Non c’erano ragazzi che ci hanno difeso, c’erano i bodyguard, ma controllavano solo i documenti».
I profughi molestavano le ragazze italiane mentre gozzovigliavano in discoteca e nei locali, a spese dei contribuenti. Dal Prefetto fino a quella sorta di mummia egizia che viveva e vive al Quirinale, tutti erano complici. Tutti, prima o poi, dovranno rendere conto.
Fossi uno di quei ragazzi locali, che non sono intervenuti in difesa di questa ragazza e delle sue amiche molestate dai sedicenti profughi (immagino afghani, pakistani e bengalesi che non fuggono da alcuna guerra), mi vergognerei di esistere.
Ma purtroppo ormai qui in Europa essere maschio è diventato solo un dettaglio anatomico, perché come vediamo c’è troppa tolleranza (o indifferenza) verso questo ratto afroislamico ai danni delle nostre donne.