Il problema nasce già dall’idea che fosse sensato leggere il delirio di Gino nelle scuole in cui il padre di Giulia, invece di accusare l’unico assassino di sua figlia, accomunava tutti i maschi in una colpa collettiva:

Dal registro elettronico di mia figlia, 4^ liceo linguistico, nella sezione circolari… pic.twitter.com/ykCQRSnP8r

— Silvia (@Silvy6701) December 9, 2023

Un ministro come questo che usa termini della neolingua di sinistra non può fare il ministro di un governo serio.

Al di là di quello che ha scritto su X in questi anni invece di pensare alla relazione poco equilibrata della figlia con quello che poi è diventato il suo assassino, già le parole utilizzate durante il funerale, e che questo ministro vuole siano lette in tutte le scuole, sono una indecenza.

Lo sono perché accusano tutti i maschi italiani di avere una tara che non hanno. E’ un’accusa collettiva che se venisse fatta a maschi di altra razza o etnica verrebbe subito denunciata come ‘odio’ e perseguita da qualche magistrato.

Se dopo uno dei tanti omicidi commessi da immigrati in Italia avessimo detto le stesse cose che Gino ha detto dei maschi italiani, riferite a loro, e a differenza sua con ragione – per motivi statistici – saremmo sotto processo per odio razziale.

Se lo avessimo detto, sbagliando, di tutte le mamme dopo l’orripilante caso della Pifferi, ci avrebbero chiamati sessisti.

Invece del maschio bianco si può dire tutto, perché ha una colpa: ha costruito la civiltà nella quale viviamo. E siccome gli eterni perdenti dell’altromondismo odiano la nostra civiltà, allora odiano il maschio bianco. E’ una proiezione.