Querele usate come repressione delle critiche. Non abbiamo condiviso parte della dichiarazione del consigliere oggetto di querela, ma di sicuro difendiamo il suo diritto ad esprimere critiche verso le dichiarazioni di Elena Cecchettin, che ha, di fatto, definito i maschi italiani tutti dei potenziali stupratori, quando ha parlato di “patriarcato pregno della cultura dello stupro radicata nelle famiglie italiane”. E se un’associazione di ‘maschi’ la denunciasse per discriminazione come sarebbe avvenuto se il maschio in questione fosse stato, come quasi sempre, un africano?
Ormai la querela è diventata un’arma per tacitare qualunque dissenso. Ci vuole un limite. Accusano qualcuno di avere commesso un atto che non ha commesso? Deve essere reato. Ma l’opinione su qualcuno non può essere reato. Altrimenti è reato anche dire “patriarcato pregno della cultura dello stupro radicata nelle famiglie italiane”.
ho letto il commento del sig Valdegamberi , e sono certo che una persona dotata di un minimo di cervello , non possa che condividere, quanto dal medesimo espresso, se poi altri hanno bisogno di pubblicità per vedere il libro della nonna a babbo morto, o di pubblicità per costruire il proprio progetto che magari è una altra ong che carica i negri finti naufraghi in mare, per scaricarli sulle spalle degli italiani, allora le cose non possono che far pena
Sempre detto che ormai la ‘diffamazione’ è una clava per applicare la censura, e i giudici anziché irridere certe querele, le portano pure avanti.
Deve essere la politica a depenalizzare la diffamazione, a meno di fattispecie ben precise, come accuse infondate e umilianti, oltre che pericolose per la propria incolumità.
La diffamazione dovrebbe essere uno specchio della calunnia, ma, mentre la seconda prevede un reato in caso di denuncia presentata alle autorità, la diffamazione, in era sociale, deve essere prevista per chi diffonde voci false nei confronti di qualcuno allo scopo di screditarlo, umiliarlo, metterlo in pericolo.
Sono d’accordo.
Trattasi di un reato punibile solo con le dovute eccezioni.
Quindi a tutela dell’incolumità, l’integrità fisica e psicoligica, e la dignità della persona.