Cervinia, torna il nome italiano dopo le polemiche

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Ovviamente ne fanno tutti una questione di ‘marketing’ e non una difesa dell’italianità di quelle terre. Come di quello nell’Alto Adige.

“Sono state avviate le procedure per ripristinare il nome di Breuil-Cervinia”.

Lo ha detto il sindaco di Valtournenche, Elisa Cicco, al termine di una riunione con il presidente della Regione Valle d’Aosta, Renzo Testolin, convocata per risolvere il problema della nuova denominazione (“Le Breuil”) della celebre località turistica.

“L’iter riguarda la modifica dell’attuale toponimo. Invieremo alla Regione la richiesta per il cambio del nome” ha aggiunto.

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Tra coloro che lo scorso 28 aprile votarono a favore de “Le Breuil”, nuova denominazione della località ai piedi del Cervino, compare anche l’attuale prima cittadina Elisa Cicco, allora Assessora nella giunta dell’ex Sindaco Jean-Antoine Maquignaz. Oltre a lei, erano presenti anche Pascarella Rino, Vallet Luca e Vuillermoz Chantal, che oggi – come allora – siedono tra le file della maggioranza. Tutti i presenti, dieci in totale, espressero mediante alzata di mano il loro voto favorevole alle denominazioni ufficiali dei villaggi, delle frazioni e delle altre località del Comune di Valtournenche, come riesaminate dalla Commissione regionale per la toponomastica locale.

Consiglio comunale del aprile votazione toponimi
Consiglio comunale del aprile votazione toponimi
Eppure oggi, giovedì 30 novembre, durante la seduta consiliare, quando si è parlato del nuovo nome “Le Breuil” che rimpiazzerebbe “Cervinia”, l’attuale maggioranza “è cascata dalle nuvole”. Lo racconta il consigliere di opposizione Luciano Maquignaz che durante l’assemblea è intervenuto per chiedere spiegazioni. “Secondo loro non cambia niente – afferma Maquignaz. E invece cambia tutto perché Cervinia è sparita. Non si può deliberare senza verificare prima le conseguenze”.
“Se non si sono resi conto di ciò che hanno votato allora è meglio che si dimettano, al contrario se era loro intenzione cambiare il nome di Cervinia dovevano almeno coinvolgere la popolazione”.

Secondo il consigliere di opposizione le intenzioni della maggioranza erano chiare fin da subito. “Loro volevano effettivamente cambiare il nome in Le Breuil facendo sparire Cervinia nonostante oggi – dopo il caos mediatico scatenato dalla vicenda – abbiano fatto marcia indietro dicendo che andranno in Regione per cercare di risolvere la questione” conclude Luciano Maquignaz.

E in regione la sindaca si è effettivamente recata questa mattina accompagnata da un Assessore per portare sul tavolo del Presidente della Regione la richiesta.

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“In un incontro che si è avuto oggi con l’Amministrazione comunale di Valtournenche, in particolare con il Sindaco e un assessore – spiega il presidente Renzo Testolin – si è convenuto come la Regione, nel rimane in attesa della richiesta prospettata dal Comune in merito al riavvio dell’iter per la ridefinizione del toponimo da Le Breuil a Le Breuil – Cervinia, si rende disponibile fin da subito a lavorare per ogni valutazione utile ad accogliere la richiesta”.

Chiamatela “Le Breuil”: Cervinia cambia nome

Chiamata ‘lo Brel’, in patois, dai valdostani che la abitano, conosciuta come Cervinia in Italia e nel mondo. La località ai piedi del Cervino rischia ora di cambiare nome e diventare solo più Le Breuil.

La vicenda va avanti da ormai qualche mese. Durante il Consiglio comunale di Valtournenche, venerdì 28 aprile 2023, era stato espresso parere favorevole in merito alla ridefinizione dei toponimi del Comune. L’allora maggioranza, guidata dall’ex primo cittadino Jean-Antoine Maquignaz, era composta anche dall’attuale Sindaca Elisa Cicco. Il lavoro sulla ridefinizione dei toponimi era stato condotto da un’apposita Commissione in collaborazione con il Bureau Régional pour l’Ethnologie et Linguistique. L’approvazione della denominazione ufficiale era poi arrivata lo scorso 21 settembre con un Decreto del Presidente della Regione Renzo Testolin. Nell’elenco dei villaggi, delle frazioni e delle località di Valtournenche scompariva Cervinia e appariva Le Breuil.

Fioccano le polemiche. Tante sono le perplessità tra i residenti, molti dei quali impegnati nel settore turistico, ma anche tra gli habitué che la frequentano. È polemica anche sui social, dove appaiono commenti del tipo “che follia” o “geni del non marketing”. Su change.org la petizione “Mantenere il nome Breuil-Cervinia invariato” supera le 250 firme. “Il cambiamento del nome di Breuil-Cervinia potrebbe causare danni economici, turistici e di immagine a un brand noto in tutto il mondo. Chiediamo che il nome Breuil-Cervinia rimanga invariato per preservare la sua identità storica ed economica” scrive il turista affezionato che ieri ha lanciato l’iniziativa.

Netto dissenso arriva anche dal coordinamento regionale della Valle d’Aosta di Fratelli d’Italia. “Esprimiamo vivo stupore e sgomento poiché il brand Cervinia è noto in Italia e nel mondo e un così drastico cambiamento, frutto evidente di un’ideologia fuori tempo, spazio e luogo non può che nuocere al settore turistico alberghiero e all’immagine di tutta la Valle d’Aosta” dichiarano Alberto Zucchi coordinatore regionale per la Valle d’Aosta di Fratelli d’Italia e l’On. Matteo Rosso e concludono: “a ciò si aggiungerebbero i costi a carico del Comune per la sostituzione di cartellonistica e toponomastica e quelli a carico dei cittadini per la variazione di tutti i documenti”.

La Conca del Breuil, diventata Cervinia durante gli anni Trenta con il regime fascista, è diventata negli anni la località più nota della Valle del Cervino perché tra le prime stazioni del turismo invernale. Oggi è un brand rinomato in tutto il mondo. Il cambio di denominazione comporterebbe la cancellazione del nome “Cervinia” da mappe, strade, cartelli e documenti.

Ma davvero Cervinia potrebbe scomparire? Pare che l’amministrazione comunale voglia fare marcia indietro, cioè rettificare e mantenere il nome Cervinia. Seppur non all’ordine del giorno, il tema terrà banco durante il Consiglio comunale convocato per questa mattina, giovedì 30 novembre.




8 pensieri su “Cervinia, torna il nome italiano dopo le polemiche”

  1. Ovviamente, dobbiamo nasconderci dietro al mercato, non alla difesa dell’italianità.
    Va comunque detto che i valdostani, a parte una misera minoranza di miserabili, non hanno mai gradito ipotesi di annessione francese.

    1. Ti ricordi questo articolo di ”Italia Oggi”?

      ://voxnews.info/2023/10/30/corano-incompatibile-con-il-nostro-futuro/
      ://www.italiaoggi.it/news/corano-incompatibile-con-la-carta-2616573

      Oggi non lo siamo, ma già nel nuovo secolo? Noi saremo già morti, gli autoctoni saranno minoritari, chi salverà da una religione iconoclasta come la musulmana la pittura, scultura, architettura cristiana, patrimonio non dell’Italia, ma dell’umanità?

      C’è dell’orribile masochismo.
      Il patrimonio artistico italiano, secondo costui, non sarebbe patrimonio dell’Italia, ma della fantomatica ”umanità”.
      Fabio Rampelli dichiarò che la lingua italiana non è degl’italiani, ma dell’universo.
      Nessuno che difenda l’Italianità.

      Tra l’altro, gli abitanti non usano il toponimo francese, ma quello dialettale ”Lo Brèl”.
      ://it.wikipedia.org/wiki/Breuil-Cervinia

      Cervinia in Val Tornina o in val Tornenza.
      Bisognerebbe spazzare completamente via il francese da tutta la valle e tradurre tutti i toponimi.
      Tradurli ottimamente. Durante il fascismo alcuni furono tradotti male.
      Inoltre, ”patois” in francese vuol dire ”dialetto”, non ”valdaostano”.

    2. Alla Val d’Aosta serve un nuovo Ettore Tolomei.
      ://www.treccani.it/enciclopedia/tolomei-ettore-conte/

    3. In Alto Adige, la germanofonofilia quanti Italiani ha costretto a germanizzarsi?
      La germanofonofilia quanti Italiani sta costringendo a germanizzarsi?
      La germanofonofilia quanti Italiani costringerà a germanizzarsi?

  2. Il bilinguismo italiano-francese in Valle d’Aosta, per quanto il francese non sia parlato da nessuno, neanche dai valdostani autoctoni che si esprimono in patois francoprovenzale, è giusto e va garantito. Perché storicamente la Valle d’Aosta è un’area linguisticamente e culturalmente francofona, che fino al 1860 era parte integrante della Savoia, che come sappiamo fu ceduta assieme a Nizza ai francesi in virtù dell’alleanza tra Regno di Sardegna e Impero Francese per la guerra contro l’Austria. Infatti, nei famosi Accordi di Plombiéres, aveva più senso cedere l’odierna Val d’Aosta alla Francia, piuttosto che Nizza, all’epoca italianissima come tutto il suo comprensorio.

    Che poi c’è da dire una cosa: tutti i toponimi italiani della VdA introdotti in epoca fascista furono rimossi su imposizione della Francia “vincitrice” dell’ultimo conflitto mondiale, da cui invece l’Italia (nonostante il cambio di alleanza) uscì sconfitta. Infatti, a parte Aosta, tutti gli altri comuni della regione hanno avuto ripristinato il nome originario in francese. Cosa che invece non è accaduta in Alto Adige, dove i toponimi in italiano dei vari comuni e località ANCH’ESSI INTRODOTTI IN EPOCA FASCISTA furono mantenuti. Quindi il Fascismo è cosa buona o cosa cattiva a seconda delle circostanze.

    1. Come uso dire, non è che se un popolo si insinua sul suo territorio, e rimane lì pure per qualche secolo, quel territorio diventa suo. Rimane tuo, soprattutto se la geografia, che parla chiarissimo, ti dice che c’è una catena di montagne a spartire il di là, con il di qua.
      Nel caso della Valle d’Aosta, terra latina e riconosciuta come italica fin da Augusto (se non già da Cesare 40 anni prima), e ben al di qua della displuviale, vi si insediarono i resti di quei gruppi occitani perseguitati ed estinti dai francesi del nord.
      Ora, gli stessi che hanno conquistato, invaso, ed estinto la cultura narbonense, che era anticamente molto più vicina all’Italia, che alla Gallia, peraltro, ci dicono che dobbiamo ‘tutelarla’, rinunciando all’italianità, in quelle terre.
      Ci sarebbe molto da dire ai francesi, e voglia il cielo che prima o poi glielo si possa imporra, su come ‘tutelare’ le minoranze varie che hanno strappato alle legittime nazioni.
      Ma, a parte questo, il francese in valle si è iniziato ad usare solo dal 1947. Purtroppo in maniera ufficiale, dando un’idea sbagliata, anche agli stessi italiani, e che i francesi (quel poco che è rimasto dei francesi veri almeno), sarebbero prontissimi a difendere anche con le armi, perché per loro è sempre una ‘riunione’.
      Ma ora sono pieni di negri ed arabi, basterà solo aspettare che il frutto avvelenato, che loro stessi hanno coltivato, cada, e sarà il momento buono per fargli capire qualche errorino del passato.

      1. Sì infatti, ormai la Francia, che dal punto di vista della composizione etnorazziale della sua popolazione è messa molto peggio di noi, è inutile possa avanzare qualsivoglia rivendicazione territoriale. Anche se comunque sia, provo dispiacere perché si tratta pur sempre di una nazione europea, e provo indignazione nel vedere che perda il suo carattere fondamentale che è quello della razza bianca della sua popolazione.

        Il francese in Val d’Aosta fu un’altra imposizione di De Gaulle all’Italia, che non contento ci tolse Briga e Tenda, popolate esclusivamente da italiani. A cui fu imposta la francesizzazione di ogni cosa, compresi i nomi anagrafici. Pensa che esiste lì un Monumento ai Caduti dove vi è inciso sulla lapide “Ai soldati francesi oriundi di Briga”. Cioè che dal 1861 al 1947 erano cittadini italiani e hanno combattuto per il Regio Esercito.🤡

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