Trenta africani assaltano casa dell’italiano che ha investito uno di loro: “Vieni fuori che ti ammazziamo”

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Dobbiamo creare milizie legali di patrioti a difesa della nostra terra e delle nostre famiglie. A Verona ci sono i ragazzi dell’Hellas, sicuramente ci penseranno loro a questa teppaglia.

Spedizione razziale a casa dell’uomo che ha investito un africano, tal Chris Obeng Abom: “Erano una trentina, tutti uomini di colore, la maggior parte con il volto travisato da bandane e t-shirt. Lanciavano sassi contro la porta d’ingresso, la prendevano a calci, pugni e bastonate. Urlavano ‘Vieni fuori che ti ammazziamo’”.

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La cosa positiva è che non erano 31.

«In 30 bendati, urlavano “ti ammazziamo” e “torneremo”». Pomeriggio di terrore nel Veronese per l’investitore del calciatore 13enne. «Sassi e bastoni, volevano sfondare la porta. Erano tutti stranieri».

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«Erano una trentina, tutti neri, la maggior parte con il volto travisato da bandane e t-shirt. Lanciavano sassi contro la porta d’ingresso, la prendevano a calci, pugni e bastonate. Urlavano “Vieni fuori che ti ammazziamo, dopo la morte di Chris non abbiamo più niente da perdere”». Pomeriggio di «vero terrore, è stata una scena allucinante» per il veronese Davide Begalli, che poco dopo le 18 di martedì si è ritrovato bersaglio di una autentica «spedizione punitiva, con insulti e minacce di morte» nella casa della compagna dove sta scontando i domiciliari: artigiano edile del comune di Negrar in Valpolicella, 39 anni da compiere a Ferragosto, Begalli è il «pirata» della strada arrestato per la morte di Chris Obeng Abom, calciatore 13enne di origini ghanesi travolto alle 21.34 di lunedì 31 luglio dalla Renault Espace dell’artigiano, che non ha prestato soccorso.

«Non l’ho visto, non so come sia potuto succedere, sono sceso dall’auto subito dopo l’impatto ma io quel ragazzino giuro di non averlo visto» continua a professarsi innocente l’investitore da quando, 48 ore dopo l’incidente, è stato ristretto su ordine del gip ai domiciliari dove tuttora si trova per omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga. Proprio lunedì mattina Begalli aveva appena ottenuto dal gip di poter scontare l’arresto nell’abitazione della compagna, che risiede sempre a Negrar: ed è proprio a casa della donna che alle 18.10 «improvvisamente siamo stati raggiunti da un manipolo di almeno trenta uomini, tutti neri e con il volto camuffato da magliette e bandane, che gridavano “vieni fuori, ti uccidiamo”». A raccogliere il racconto di Begalli (che essendo in arresto non può comunicare con l’esterno fatta eccezione per il suo legale) è l’avvocato Massimo Dal Ben: «In quel momento il mio assistito si trovava nella casa della compagna insieme al figlio minorenne della donna, è stato un autentico raid punitivo, gridavano di volerlo uccidere, Begalli e il ragazzo hanno cercato in ogni modo di bloccare la porta dall’interno per impedire a quelle persone di buttarla giù. Il mio cliente adesso ha la spalla dolorante, alla fine quegli uomini se ne sono andati sentendo che Begalli stava chiamando i carabinieri». Allontanandosi «però hanno promesso che sarebbero tornati presto a riprenderlo e che non finiva lì, ora sia il mio cliente che il minore che ha vissuto la terribile esperienza insieme a lui sono impauriti e terrorizzati, non sanno come proteggersi e temono che quelle persone tornino presto, magari di notte. Ciò che è appena accaduto – segnala l’avvocato dal Ben – è gravissimo, da giorni Begalli è destinatario di una pesantissima gogna mediatica, pertanto chiedo per lui e per i suoi familiari più sorveglianza e più tutela, ciò che è avvenuto non deve ripetersi più».

La domanda è: cosa ci fanno gli africani in Veneto? Arricchiscono i finanziatori di Zaia.




9 pensieri su “Trenta africani assaltano casa dell’italiano che ha investito uno di loro: “Vieni fuori che ti ammazziamo””

  1. Sarà sempre peggio mano a mano che aumenteranno.
    Oggi fanno ciò se uno subisce un incidente, domani, come in Francia, scateneranno rivolte nel momento in cui un bianco ne elimina uno per difendere se stesso e la propria casa.

    1. Scene già viste nella mia città nel 2019
      liberoquotidiano.it/news/italia/13431119/ferrara-africani-nigeriani-guerriglia-polizia-esercito-matteo-salvini.html

        1. La mia Forlì è un cagatoio di suk. In giro solo scimmie, babbuini, macachi, ippopotami, gorilla, bestiacce orrende, oranghi, biscie, serpi, scrotali sporchi e puzzolenti, che ragliano, sputano, urlano, grufolano come maiali impazziti, guardano male, a muso duro, di traverso, schifosi pieni di rabbia che odiano a morte tutti noi.
          Non se ne vede uno con un minimo di dignità e portamento, sono animali di serie b, gutturali, emettono versi preistorici, non assomigliano neanche lontanamente a un essere umano, rozzi, primitivi, zozzi, ignoranti, sono usciti dalle capanne fatte con fango e merda e sono arrivati qua con quei brutti musi e quelle fauci orride incrostate di merda e sempre spalancate. Persino i primissimi, quei pochi arrivati 30 anni fa e più, non sono minimamente progrediti e sono rimasti degli idioti terminali, degli zulu che si incapronano gli animali della jungla, involuti nella loro primordiale stronzaggine.

          Avrei preferito nascere negli anni 40, almeno adesso ero vecchio e ormai giunta la mia ora me ne potevo andare senza condividere ulteriormente la vita che mi rimane, da condividere purtroppo con questa progenie di milioni di MALEDETTE MERDE ABERRANTI.

I commenti sono chiusi.