Immigrato le spacca costole e denti per stuprarla: “Stuprano anche le 80enni in strada”

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La testimonianza di una delle donne aggredite da immigrati. «Gettata a terra, ho reagito. Ho lesioni per 45 giorni di prognosi».

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Al giovane immigrato arrestato lunedì notte per la violenza sessuale in via Polcenigo, dove è stata aggredita una donna che stava rientrando a casa al termine del turno serale, non possono essere imputati altri episodi. Due delle vittime, a inizio settimana convocate dalla Squadra Mobile in Questura, non hanno riconosciuto il loro aggressore nella figura di Azeem Hussain, 22 anni, pakistano ospitato nel centro di accoglienza in Comina, adesso in custodia cautelare in carcere a Gorizia. Una, in particolare, è sicura di essere stata aggredita da un altro immigrato.

Questo significa che oltre a Hussain, c’è almeno un altro immigrato che nell’ultimo mese ha preso di mira nelle ore serali donne sole. Non è strano.

Donne che ora vivono nel terrore, come una 59enne che è stata avvicinata per ben due volte nel giro di quindici giorni e adesso si rivolge alle vittime invitandole a non minimizzare: «Non è possibile che non si possa uscire da sole. Io vivo nella paura che possa succedermi di nuovo, se esco vado nel panico, mi viene l’ansia perché mi sembra di avere sempre qualcuno dietro le spalle».

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La donna vive in una zona residenziale di Pordenone: tante villette, bifamiliari e palazzine. Le vie sono illuminate. Ogni sera, verso le 21, porta fuori il cane. «A maggio, in due occasioni, mi è capitato di farlo verso mezzanotte, perché avevo fatto da babysitter ai miei nipotini – spiega – In entrambi i casi sono stata avvicinata dalla stessa persona. Era in bicicletta, si è fermato e si avvicinato. Gli ho detto di allontanarsi, che il cane mordeva. Lui ha detto soltanto la parola “stazione”. Sono rimasta a debita distanza e gli ho spiegato che stava andando dalla parte opposta alla stazione ferroviaria. Gli ho indicato che strada prendere, ma lui ha continuato a seguirmi». Per fortuna è arrivata un’auto e ha cominciato a fare manovra per parcheggiare. «Io sono corsa a casa e sono salita senza accendere la luce, non volevo che vedesse il civico, temevo che potesse tornare con altre persone. Nei giorni successivi sono stata in guardia, ma non l’ho più rivisto».

«Mi ha rotto una costola, ho sentito un crac… e poi mi ha rotto un dente stringendomi forte la faccia – afferma la 59enne – Ho anche battuto la testa. Sentivo dolore al costato e alla mandibola. Sono ancora a casa dal lavoro, inizialmente la prognosi era di 20 giorni, poi prolungata di altri 15». La donna ha reagito impedendo all’immigrato di sopraffarla. «Sì, ho reagito, sono abituata ad arrangiarmi da sola nella vita e ho reagito. Gli morsicato un dito così forte che lui ha tolto la mano che mi aveva messo sulla bocca per impedirmi di chiedere aiuto, a quel punto ho cominciato a urlare più forte che potevo. Lui si è spaventato, si è guardato attorno ed è scappato».

Da quel momento la vittima ha un vuoto. Sotto choc, si è ritrovata a casa, dove ha subito chiamato il figlio, che a sua volta ha allertato il 112. È stata accompagnata in ospedale, dopodiché ha denunciato la violenza sessuale ai carabinieri di Pordenone e si è affidata all’avvocato Silvia Sanzogni. Da un mese vive dai figli: doveva cambiare casa, ma ha anticipato il trasloco. A Pordenone non si sente più sicura, vuole andarsene il prima possibile. «Mai nella vita avrei immaginato di subire una cosa del genere – commenta – Non si può uscire di casa da sole in questo momento, poco importa se hai 60, 70 o 80 anni. È troppo rischioso. Alle giovani consiglio di fare dei corsi di autodifesa». Oltre alle lesioni, ci sono le ferite dell’anima da curare. «Ho dovuto rivolgermi al Consultorio e sto facendo sedute con uno psicologo per superare quello che mi è capitato. Sono devastata. Non mi sento più sicura».