E’ iniziata. Di nascosto. Con bus che partono dalla Sicilia e poi scaricano i clandestini, di notte o di giorno, nelle piazze delle città.
Erano partiti da Siracusa a bordo di un pullman, senza documenti o accompagnatori, destinati a vari centri di accoglienza del Piemonte sono stati lasciati, di nascosto, in centro del paese.
«Ultima fermata, scendete tutti». Ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, a Rocca Canavese, 26 clandestini sono stati «lasciati» più o meno in questo modo sulla piazza principale del paesino di 1700 abitanti, a 30 chilometri da Torino.
Tutti provenienti dalla Costa d’Avorio. Invece di riportarli indietro, li sparpagliano in tutta Italia.
«Quando me lo hanno riferito non riuscivo a crederci – racconta il sindaco Alessandro Lajolo –. Poi sono sceso in piazza e ho visto questi poveri ragazzi, stanchi e spaesati, in strada. Siamo di fronte a un’emergenza umanitaria e qui a Rocca facciamo quello che è nelle nostre possibilità, ma l’accoglienza non può funzionare così». Questo se li merita, andavano portati proprio a casa sua, nel suo letto, questi ‘poveri ragazzi’.
Alla fine 3 clandestini sono stati portati a Susa, altri 3 sono stati ospitati dal Cisv e Liberitutti a Torino, mentre gli ultimi 5 hanno terminato il loro viaggio in una cooperativa di Vercelli. Con Meloni le coop fanno più soldi che mai.
Da quanto si apprende facevano parte di un gruppo di 70 clandestini partiti dalla Sicilia e giunti a Torino nel corso della giornata, prima di essere «smistate» nelle varie destinazioni. Nel frattempo, alle Vallette, 22 dei clandestini arrivati in città lunedì sera hanno trascorso un’altra notte nella palestra della protezione civile e, contrariamente alle previsioni, difficilmente la loro situazione si sbloccherà prima dell’inizio della prossima settimana.
E domani a Torino sono attesi nuovi arrivi: «In questo momento non abbiamo disponibilità nei Cas, ma ormai siamo abituati a lavorare in emergenza – ha commentato il prefetto Raffaele Ruberto -. Stiamo cercando di liberare posti nelle strutture, ma abbiamo bisogno di qualche giorno per andare a regime».
Furbi.Magari in diverse zone del sud Italia taglierino la fame col coltello,ma per essere più discreti,preferiscono spargerli tra i più paciocchi piemontesi.
Fanno a gara coi miei parenti più indesiderati che fanno visite a sorpresa.
Buona competizione!
non dimentichiamo che e’ stato il Piemonte a dare maggiore contributo di partigiani combattenti,
per liberare l’Italia, dai nonni dei leghisti.
Essi sebbene siano una minoranza,
sono l’unica speranza per la nazione.
Caronte, il piemonte e’ tutto negri, mussulmani e meridionali…cazzo scrivi?
li hanno portati PDocchi e leghisti, cioè i nipoti dei balilla
non troberai mai nessun VERO partigiano, che non riconosce questa immigrazione, per quello che e’.
Cioe una sostituzione etnica, manovrata dall’alto.
Non sono partigiano ma lo so’ benissimo, grazie!
Io sono Piemontese. E i veri partigiani più giovani secondo i miei calcoli hanno 96 anni ed erano dei delinquenti. ☝️
si certo
dopo il 1945 erano tutti partigiani, pure i balilla.
Ma tutta quella merdaglia, non centra nulla con i veri partigiani, ovvero chi imbracciava i fucili molti anni prima.
E’ facile essere fascista, quando sei nel regime fascista, ma e’ molto difficile essere un partigiano in un regime criminale fascista.
Qui non avete mai visto la guerra e non sapete nemmeno cosa significa avere fame, scarpe rotte ed imbracciare un fucile, sapendo che stai per morire
e andare a combattere contro eserciti di nazisti criminali, armati fino ad i denti e che somigliano a macchine anziché umani.