“Non riscriveremo i decreti Salvini”. Non ha dubbi la sottosegretaria di Fratelli d’Italia al Ministero dell’Interno, Wanda Ferro. Il premier Giorgia Meloni e FdI nel nuovo decreto sui flussi atteso in Cdm intendono inserire norme il meno possibile divisive. Tra cui il rafforzamento dei corridoi umanitari e il potenziamento dei flussi regolari. In sieme a un innalzamento delle pene per gli scafisti. Salvini e la Lega, invece, preferirebbero un nuovo giro di vite sui permessi di soggiorno. VERIFICA LA NOTIZIA
Proprio il 9 marzo in commissione Affari Costituzionali di Montecitorio approderà una proposta di legge della Lega che prevede una stretta sui permessi di soggiorno. Il testo reintroduce alcune norme contenute nei decreti Salvini del 2018 (poi abrogate nel 2020 dal governo ‘giallorosso’). Un’iniziativa accolta con prudenza da FdI. Wanda Ferro però respinge qualsiasi racconto di frizioni con gli alleati. “Non mi risulta ci sia l’ipotesi di riscrivere ciò che è già stato scritto”, dice all’Adnkronos. “Poi, è chiaro che se c’era qualcosa di buono in quei decreti, quello che c’era di buono si prende“.
“Ognuno giustamente può contribuire con le sue proposte ma la nostra posizione è quella del premier. E consiste nel potenziamento dei corridoi umanitari e dei flussi regolari”. Per la sottosegretaria di FdI “sicuramente si troverà una quadra comune. Non c’è nessuna forma di spaccatura, se è lì che vogliamo arrivare, nel governo”. E ancora: “Questa è una maggioranza che può avere magari visioni differenti ma che poi arriva sempre a trovarsi su una visione unitaria“.
2 pensieri su “Invadono la nostra terra e noi li andiamo anche a prendere”
Il vero fenomeno inquietante
e’ il perche i leghisti non si vogliono capire
quello che e’ davvero accaduto nel 2019.
Se non capisci un problema, come potrai risolverlo?
Capiamo che questi sono posseduti da demoni
ecco perche non basta sterminarli,
ma bisogna anche bruciarli.
Gl’imperialisti sono orrendamente puerili, sono mostri d’infantilità, sono fanciulloni.
NON CI SARANNO PIÙ GUERRE VERE
Lo ha deciso la Corte di giustizia europea ponendo drastici limiti all’impiego dei soldati
Gli altri paesi (vedi Australia) si preparano a difendersi
di James Hansen
La domanda è retorica, perché il proto-governo continentale (l’Ue) pare convinto che la guerra come istituzione sia obsoleta, che non ce ne possano più essere se non in maniera marginale e in qualche misero e sperduto angolo del mondo. È una posizione resa esplicita dalla recente decisione della Corte di giustizia europea di estendere le direttive Ue in materia di orari di lavoro anche ai militari in servizio effettivo.
L’opinione, vincolante, della Corte è che i soldati non siano «soldati», bensì dei semplici lavoratori soggetti a orari di servizio prestabiliti, rigide limitazioni sul lavoro notturno, compiti predefiniti con variazioni esplicitamente accettate dai singoli, 11 ore di riposo giornaliero e così via.
Una limitata deroga è ammessa nei casi di combattimento attivo, operazioni speciali oppure «costrizioni insormontabili», ma non per l’addestramento. Il verdetto (che si applica a tutti gli Stati Ue) ha incontrato molte obiezioni in Francia, ma è passato perlopiù inosservato in Italia. Del resto, se lo scopo delle forze armate è essenzialmente quello di fungere da «poliziotti della pace» occasionali nelle piccole guer re altrui e di prestare assistenza in caso di disastri naturali, allora va benissimo così.
Ci sono però paesi evoluti, moderni e civili che ritengono invece di dover affrontare invasioni e combattimenti estesi nel prossimo futuro. È il caso dell’Australia, che si aspetta di trovarsi in guerra con la Cina in tempi tutt’altro che biblici. L’interessante variante è che gli Aussie conterebbero anche di perdere, e il dibattito interno verte in sostanza su come perdere meglio, il tema della policy analysis che citiamo in sintesi qui di seguito: «Con una popolazione piccola (25 mln) e un territorio esteso (7.692.000 km quadrati), cosa succede se l’Australia perde la prossima guerra? Le armi cibernetiche e spaziali sono una sfida per le classiche difese del territorio. È possibile che, di fronte alla robotica e ai sistemi autonomi, il migliore utilizzo delle nostre truppe da terra non sia quello di combattere proattivamente in prima linea, ma piuttosto di rendere i centri abitati australiani ingovernabili.
”Gli Stati Uniti hanno ritirato le truppe dall’Afghanistan dopo vent’anni. La coalizione non è stata in grado di sconfig gere i Talebani, e nemmeno di assicurare che non prenderanno il controllo ora che gli americani se ne sono andati. C’è il caso di Hezbollah nel Libano meridionale, delle insurrezioni Sunnita e Sciita in Iraq, dei ribelli Houthi nello Yemen, sono solo alcuni esempi moderni di campagne militari di successo asimmetriche, come prima ancora dei Viet Cong nel Vietnam.
«La lezione è che la tecnologia potrebbe anche vincere la guerra convenzionale, ma non decidere invece chi vince una volta che i combattimenti convenzionali sono conclusi. Il dipartimento della difesa Usa ha confermato che gli Stati Uniti sono nella più debole condizione militare dalla fine della della Guerra Fredda. Se non possiamo più contare sulla capacità di deterrenza degli Usa, l’Australia deve avere un piano per quando la guerra va male».
Ora, un’Italia ipoteticamente invasa e sconfitta molto difficilmente potrebbe darsi alla macchia. Forse è bene però che si sappia che esistono paesi «ragionevoli» che invece la guerra la vedono comunque arrivare, e senza che il conflitto debba concludersi necessariamente bene…”
Italia Oggi, Sabato 24 Luglio 2021, pagina 15
Gli Stati Uniti sono putredinosi, marcescenti, collasseranno su loro stessi! imploderanno!
”Gli Usa hanno messo in campo sottomarini a propulsione nucleare, una tecnologia di primo livello che non scambiavano con gli alleati da moltissimo tempo: l’ultimo scambio di tecnologie ad alto livello tra Usa e Gran Bretagna risale al 1958 […]
una superpotenza che oggi si trova in una fase a mio avviso di notevole difficoltà. I motivi non sono tanto da ricercare nella sfida cinese e nell’asse dei due nemici dell’America – Cina e Russia, che ancora non si capisce perché Washington li abbia messi insieme – ma soprattutto in una crisi identitaria interna che non riguarda più unicamente la società, la politica e le istituzioni, ma il funzionamento degli apparati, aspetto che reputo molto più preoccupante. Ci sono stati negli ultimi mesi – ma anche più indietro nel tempo – segnali molto contraddittori tra le varie agenzie della sicurezza nazionale americana, tra i Servizi, il Pentagono, il Consiglio per la Sicurezza Nazionale e così via. Il disastro del ritiro afghano è esemplare di una crisi sotto questo profilo, il che – nel momento in cui si deve affrontare la Cina speriamo non in una guerra, ma in una competizione molto robusta – crea un problema di credibilità e quindi di efficienza dell’alleanza guidata dall’America.”
Il vero fenomeno inquietante
e’ il perche i leghisti non si vogliono capire
quello che e’ davvero accaduto nel 2019.
Se non capisci un problema, come potrai risolverlo?
Capiamo che questi sono posseduti da demoni
ecco perche non basta sterminarli,
ma bisogna anche bruciarli.
Gl’imperialisti sono orrendamente puerili, sono mostri d’infantilità, sono fanciulloni.
NON CI SARANNO PIÙ GUERRE VERE
Lo ha deciso la Corte di giustizia europea ponendo drastici limiti all’impiego dei soldati
Gli altri paesi (vedi Australia) si preparano a difendersi
di James Hansen
La domanda è retorica, perché il proto-governo continentale (l’Ue) pare convinto che la guerra come istituzione sia obsoleta, che non ce ne possano più essere se non in maniera marginale e in qualche misero e sperduto angolo del mondo. È una posizione resa esplicita dalla recente decisione della Corte di giustizia europea di estendere le direttive Ue in materia di orari di lavoro anche ai militari in servizio effettivo.
L’opinione, vincolante, della Corte è che i soldati non siano «soldati», bensì dei semplici lavoratori soggetti a orari di servizio prestabiliti, rigide limitazioni sul lavoro notturno, compiti predefiniti con variazioni esplicitamente accettate dai singoli, 11 ore di riposo giornaliero e così via.
Una limitata deroga è ammessa nei casi di combattimento attivo, operazioni speciali oppure «costrizioni insormontabili», ma non per l’addestramento. Il verdetto (che si applica a tutti gli Stati Ue) ha incontrato molte obiezioni in Francia, ma è passato perlopiù inosservato in Italia. Del resto, se lo scopo delle forze armate è essenzialmente quello di fungere da «poliziotti della pace» occasionali nelle piccole guer re altrui e di prestare assistenza in caso di disastri naturali, allora va benissimo così.
Ci sono però paesi evoluti, moderni e civili che ritengono invece di dover affrontare invasioni e combattimenti estesi nel prossimo futuro. È il caso dell’Australia, che si aspetta di trovarsi in guerra con la Cina in tempi tutt’altro che biblici. L’interessante variante è che gli Aussie conterebbero anche di perdere, e il dibattito interno verte in sostanza su come perdere meglio, il tema della policy analysis che citiamo in sintesi qui di seguito: «Con una popolazione piccola (25 mln) e un territorio esteso (7.692.000 km quadrati), cosa succede se l’Australia perde la prossima guerra? Le armi cibernetiche e spaziali sono una sfida per le classiche difese del territorio. È possibile che, di fronte alla robotica e ai sistemi autonomi, il migliore utilizzo delle nostre truppe da terra non sia quello di combattere proattivamente in prima linea, ma piuttosto di rendere i centri abitati australiani ingovernabili.
”Gli Stati Uniti hanno ritirato le truppe dall’Afghanistan dopo vent’anni. La coalizione non è stata in grado di sconfig gere i Talebani, e nemmeno di assicurare che non prenderanno il controllo ora che gli americani se ne sono andati. C’è il caso di Hezbollah nel Libano meridionale, delle insurrezioni Sunnita e Sciita in Iraq, dei ribelli Houthi nello Yemen, sono solo alcuni esempi moderni di campagne militari di successo asimmetriche, come prima ancora dei Viet Cong nel Vietnam.
«La lezione è che la tecnologia potrebbe anche vincere la guerra convenzionale, ma non decidere invece chi vince una volta che i combattimenti convenzionali sono conclusi. Il dipartimento della difesa Usa ha confermato che gli Stati Uniti sono nella più debole condizione militare dalla fine della della Guerra Fredda. Se non possiamo più contare sulla capacità di deterrenza degli Usa, l’Australia deve avere un piano per quando la guerra va male».
Ora, un’Italia ipoteticamente invasa e sconfitta molto difficilmente potrebbe darsi alla macchia. Forse è bene però che si sappia che esistono paesi «ragionevoli» che invece la guerra la vedono comunque arrivare, e senza che il conflitto debba concludersi necessariamente bene…”
Italia Oggi, Sabato 24 Luglio 2021, pagina 15
Gli Stati Uniti sono putredinosi, marcescenti, collasseranno su loro stessi! imploderanno!
://www.huffingtonpost.it/entry/lucio-caracciolo-leuropa-si-racconta-favolette-ma-e-fuori-dai-giochi_it_61447a43e4b07ad8c8de8214/
”Gli Usa hanno messo in campo sottomarini a propulsione nucleare, una tecnologia di primo livello che non scambiavano con gli alleati da moltissimo tempo: l’ultimo scambio di tecnologie ad alto livello tra Usa e Gran Bretagna risale al 1958 […]
una superpotenza che oggi si trova in una fase a mio avviso di notevole difficoltà. I motivi non sono tanto da ricercare nella sfida cinese e nell’asse dei due nemici dell’America – Cina e Russia, che ancora non si capisce perché Washington li abbia messi insieme – ma soprattutto in una crisi identitaria interna che non riguarda più unicamente la società, la politica e le istituzioni, ma il funzionamento degli apparati, aspetto che reputo molto più preoccupante. Ci sono stati negli ultimi mesi – ma anche più indietro nel tempo – segnali molto contraddittori tra le varie agenzie della sicurezza nazionale americana, tra i Servizi, il Pentagono, il Consiglio per la Sicurezza Nazionale e così via. Il disastro del ritiro afghano è esemplare di una crisi sotto questo profilo, il che – nel momento in cui si deve affrontare la Cina speriamo non in una guerra, ma in una competizione molto robusta – crea un problema di credibilità e quindi di efficienza dell’alleanza guidata dall’America.”