Ius scholae, figlia islamici voleva decapitare italiani: “Mi fa schifo vivere in mezzo a loro” – VIDEO

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A proposito di Ius scholae, ricordiamo la figlia di immigrati arrivata in Italia con ‘ricongiunta familiare’:

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Con il marito festeggiava per prof decapitato a Parigi.

Vi rendete conto chi ospitiamo sul nostro territorio? Stiamo distruggendo il nostro futuro.

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Gli immigrati e i loro figli sono la più grande minaccia al nostro futuro. E il Pd vuole renderli ‘italiani’ per rendere questo terribile futuro irreversibile.

Ne parliamo perché alcune settimane fa è stato deciso che sarà processata con rito abbreviato Bleona Tafallari, la 19enne nata in Kosovo ma domiciliata a Milano, ribattezzata la “leonessa dell’Isis” e arrestata lo scorso 17 novembre nel capoluogo lombardo per terrorismo internazionale a seguito di un’indagine coordinata dal pm Leonardo Lesti e dal responsabile dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili e condotta dalla Digos.

La procura aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato, ma di recente la giovane ha chiesto il rito abbreviato. Ciò significa da un lato il giudizio allo stato degli atti, ossia solo in base alle prove documentali depositate dai pubblici ministeri, e dall’altro lo sconto di pena di un terzo e pure un processo a porte chiuse lontano dai riflettori dei media.

Bleona Tafalari – ma lei nelle chat Telegram con le ragazze che vuole istruire si fa chiamare ‘leonessà o ‘sposa pellegrinà è nata in Kosovo il 3 maggio del 2002- Ha almeno un fratello e una sorella. Ha un marito, Perparim Veliqi, che vive in Germania con il quale è in costante contatto, e che a sua volta entra nella rete di relazioni dell’attentatore di Vienna. Bleona con sua sorella arriva a Malpensa con un volo da Pristina il primo agosto scorso, dichiarando di essere in Italia per il rinnovo dei documenti di identità. All’aeroporto trovano il loro fratello Mirivan, che vive a Milano in un appartamento di via Padova di un uomo italiano, che aveva regolarmente fatto la segnalazione di ospitalità nel settembre 2020. “Nell’occasione Tafallari Bleona era vestita con il niqab che le lasciava scoperti i soli occhi”, notano gli investigatori. Due giorni dopo sua sorella, dopo aver ritirato il permesso di soggiorno al commissariato Villa San Giovanni, sparisce: non torna più infatti nell’appartamento di via Padova. Bleona, invece, fissa un appuntamento telefonico con gli uffici del Comune per il rilascio della carta di identità italiana per il 7 settembre. Quel giorno i poliziotti delle volanti la fermano per un controllo mentre sta andando con suo fratello in Comune. Le chiedono di mostrare il contenuto del suo smartphone, la ragazza acconsente e usa il codice di sblocco: è lì che gli agenti “avevano modo di notare la presenza nella galleria fotografica dell’apparecchio di immagini facenti chiaro riferimento a movimenti jihadisti musulmani”. Gli agenti chiamano la Digos, la Digos chiama la procura: scatta così il 9 settembre una perquisizione nell’appartamento e sui suoi dispositivi che “fornisce immediati riscontri positivi nonostante la complessità delle indagini richieste e, in modo particolare, l’utilizzo dell’ applicazione Telegram che rende particolarmente complessa l’analisi e la ricostruzione delle chat intrattenute dagli indagati”. Tra le immagini ci sono quelle di una donna velata, in due delle quali indossa un guanto nero con l’immagine dello Stato Islamico (il nome corretto dell’Isis) con l’immagine dello stato islamico e la shahada, la testimonianza di fede dei musulmani, scritta in bianco, nella terza fa il gesto del Tawhid, che rappresenta l’unicità dii Allah. Alla domanda dell’agente se sia lei la donna ritratta, Bleona Tafallari conferma e dice di aver ricevuto il tablet in regalo da una amica in Kosovo e di averlo lasciato lì.

Da quel giorno Bleona Tafallari diventa quasi un’ombra. Scrive il gip, motivando l’arresto, che “il pericolo di recidiva deve ritenersi concreto ed elevato”. Dopo la perquisizione, infatti, la 19enne si inabissa, esce solo in due occasioni: per andare a fare la seconda dose del vaccono e per una passeggiata serale nel parco di via Palestro. “Per il resto è sempre rimasta chiusa in casa mostrandosi solo per pochi minuti al giorno quando solitamente si affaccia dalla finestra per prendere una boccata d’aria e osservare i movimenti nella via Padova di fronte al civico ove dimora”, scrive il gip. E quindi: “Non è possibile stabilire quali siano le sue attività all’interno dell’abitazione, quali decisione abbia maturato sulla sua permanenza sul territorio italiano e se abbia contattato il marito per chiedere consigli in merito alle prossime mosse da intraprendere, tenuto conto che ad oggi l’utenza cellulare in suo possesso non è stata individuata”. Spiegano gli investigatori che la donna si era sostanzialmente ‘autoreclusa’, come per “isolarsi definitivamente dalla realtà occidentale in cui viveva”. Per “non farsi contaminare dagli occidentali”, riassumono. In una chat con la moglie di un presunto terrorista, il 9 agosto, aveva spiegato di essere costretta a vivere in una casa con gli “infedeli” perché aveva chiesto aiuto “a tante sorelle ma tutte hanno rifiutato”.

Il matrimonio con Perparim Veliqi è recente: i due si sono sposati l’11 gennaio del 2020, con rito islamico ovviamente. A celebrare Nehrudin Skenderi, imam già arrestato in Kosovo con l’accusa di voler compiere attentati terroristici in concomitanza con le elezioni amministrative del 17 ottobre. La coppia lo considera una guida spirituale, lo chiama Wali, maestro. In una conversazione con una delle giovani donne che cerca di portare dalla sua parte spiega di essersi sposata per potersi avvicinare alla causa. E quando racconta al marito di voler aprire un sito Internet per “far vedere alle persone cosa ci combinano, per far vedere la verità”, tra i due c’è una dinamica di coppia, lui che le dice di non farlo per non attirare ulteriormente l’attenzione, lei che insiste, lui che dice “non voglio litigare” ma alla fine le ricorda che gli deve obbedienza in quanto moglie: “Sto praticando la religione da 5 anni e mi sono abituato con i non fedeli di cosa fanno e cosa vedono: quando ti dico una cosa ti devi abituare ad accettarla e non discutere ogni volta, non mi piace così. Speriamo a dio che tu possa ascoltarmi anche se non ti piace cosa ti dico. Accetta e basta”. la sua risposta è “Va bene…”.




3 pensieri su “Ius scholae, figlia islamici voleva decapitare italiani: “Mi fa schifo vivere in mezzo a loro” – VIDEO”

  1. Steel… invito anche te, dopo esserti sfogato con strali di vario tipo, ad affrontare il tema in maniera più articolata.
    Ad esempio, questa ragazza, è probabilmente di origine europea, quindi una donna bianca balcanica.
    In effetti, anche storicamente i balcanici musulmani sono i peggiori, per tutta una serie di motivazioni culturali, che ora non affronterò.
    Il punto è un altro, ora. E cioè che questi membri della stirpe dei bianchi Devono essere recuperati e se non loro, i loro figli. Non troverei nulla di strano se, italianizzando nomi e cognomi, favorendo l’abbandono del maomettanesimo in favore della religione cristiana, l’adozione della sola lingua italiana, i figli di costoro, e certamente i loro nipoti, saranno pressoché indistinguibili dalla popolazione locale.
    Rimarrebbe, in caso di test del dna, una traccia che a mano a mano si diluirebbe, ma di fatto avremo, anche da un punto di vista del fenotipo, degli italiani a tutti gli effetti.
    E’ un argomento complesso, ma andrebbe affrontato, perché è meglio dividere l’avversario e cercare di portare dalla propria parte quelli assimilabili (non parlo di integrazione), mentre vanno sicuramente messi alla porta gli inassimilabili.

    1. Posso anche essere d’accordo. Sul come mettere alla porta gli inammissibili (e soprattutto chi li ha ammessi), e’ il nocciolo della questione, e postula l’uscita da UE, Schengen, NATO, ONU, OMS. Eradicazione di varie ‘commissioni’, ‘enti’ e simili, non votati da alcuno e che sono braccio secolare e cinghia di trasmissione di diktat di partito.
      Lo so: al confronto, le Purghe di Stalin sarebbero serate danzanti.

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