TASSISTI IN RIVOLTA ASSALTANO IL PARLAMENTO: DRAGHI LI VUOLE SOSTITUIRE CON MOHAMMED

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UBER, il colosso da decine di miliardi di euro partecipato dai soliti noti, che mira a sostituire anche in Italia i piccoli imprenditori con immigrati low-cost, è attivo in oltre 300 città in almeno 57 Paesi. E’ l’ennesima arma della Globalizzazione – e di chi la controlla e infatti finanzia questi progetti – per destrutturare le società locali attraverso l’appiattimento del tessuto economico.

Uno degli effetti di Uber – come lo è stato di McDonal’s e altre multinazionali – è quello di concentrare ulteriormente la ricchezza verso pochi individui globali a discapito di piccoli operatori (nel caso dei taxi individui) locali.

E’ evidente che con tutti i liquidi concentrati in poche mani non abbiano tardato ad ‘influenzare’ le scelte politiche. in Senato. Un vero e proprio mercato delle vacche.

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Drahi è quello del Britannia. Deve svendere l’Italia alle multinazionali. Dopo le ‘privatizzazioni’ ora è la volta delle categorie che vanno impoverite importando in Italia il ‘modello’ americano. Quello che concentra la ricchezza nelle mani di pochi manigoldi.

Taxi fermi per 48 ore. E tutti in piazza a Roma per dire no all‘articolo 10 del ddl concorrenza, che entra nel vivo nelle prossime ore con la discussione in Commissione attività produttive. I manifestanti, arrivati da tutta Italia, si sono mossi in corteo da piazza della Repubblica in direzione di piazza Venezia dopo aver sfilato lungo via Cavour e via dei Fori imperiali. Non sono mancati attimi di tensione con le forze dell’ordine nei pressi di Palazzo Chigi.

“‘Draghi, non te lo chiede l’Europa, te lo chiede Uber” è lo striscione che apre il corteo dei tassisti contro la deregulation del settore. Messo a dura prova dalle applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche. “Questo per smentire le giustificazioni del governo che ha inserito nel Ddl concorrenza tpl non di linea, taxi e Ncc. Ovvero servizi pubblici non compresi nei processi di liberalizzazione previsti dalla Bolkestein”, spiegano i sindacati che rappresentano le auto bianche. A infiammare gli animi le intenzioni irremovibili del governo a non stralciare l’articolo 10. Alla vigilia della mobilitazione la viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità, Teresa Bellanova, ha ribadito le posizioni di Palazzo Chigi. E inutilmente ha invitato le parti a rinviare lo sciopero di oggi. “Per continuare a lavorare e definire meglio il testo dell’articolo 10 del ddl concorrenza”. Ma quello che il governo chiama concorrenza – scrive Giorgia Meloni su Facebook – “è la consegna di un servizio pubblico all’oligopolio di multinazionali e big tech. Questo è l’ennesimo attacco di un esecutivo prono agli interessi delle grandi concentrazioni economiche. E schierato sfacciatamente contro le piccole imprese e i lavoratori autonomi. Ieri è toccato ai balneari, oggi ai tassisti. Fratelli d’Italia si opporrà con fermezza a questo provvedimento”.

La tensione e la rabbia sono forti. Arrivati davanti a Palazzo Chigi si sono registrati momenti di tensione con le forze dell’ordine. Una decina di manifestanti è riuscita a forzare i blocchi della polizia davanti alla sede del governo. Riuscendo per qualche minuto a irrompere nella piazza antistante il portone centrale accompagnati dai cori contro il governo. Poi sono stati bloccati dagli agenti che li hanno fatti arretrare sotto il porticato della Galleria Alberto Sordi. Dove però i manifestanti hanno iniziato a lanciare fumogeni che hanno raggiunto piazza Colonna. Il tratto di via del corso ad altezza di Palazzo Chigi è stato chiuso con 8 blindati della Polizia. E la manifestazione di protesta proseguita circoscritta alla Galleria Alberto Sordi. Dove i tassisti, esasperati, hanno continuato a lanciare slogan contro il governo Draghi a difesa della loro categoria. Gridano “I tassisti dell’Italia siamo noi”. Tra i manifestanti che hanno fatto irruzione nella piazza davanti al portone di Palazzo Chigi la polizia ha identificato un uomo.




6 pensieri su “TASSISTI IN RIVOLTA ASSALTANO IL PARLAMENTO: DRAGHI LI VUOLE SOSTITUIRE CON MOHAMMED”

  1. C’è un dettaglio che Draghi sottovaluta: nè moahmmed nè uber pagano le tasse, quindi per lo stato l’incasso è zero. Dovremmo imparare anche noi.

I commenti sono chiusi.