Peschiera, 2mila immigrati hanno saccheggiato la città: stupri, rapine e accoltellamenti

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PESCHIERA, RAGAZZE ITALIANE CIRCONDATE E VIOLENTATE DAI NORDAFRICANI: “le donne bianche qui non salgono”

Non c’è che dire, il processo di integrazione degli immigrati nel nostro Paese sta procedendo a gonfie vele: ne dà fulgido esempio Peschiera del Garda dove ieri si sono viste scene da incubo, una guerriglia urbana di dimensioni inaudite innescata da migliaia di giovani stranieri arrivati da tutta la Lombardia. Atti di vandalismo, risse, accoltellamenti, famiglie rapinate, terrorizzate e costrette alla fuga: ecco un piccolo assaggio del famoso «stile di vita che presto sarà il nostro» preconizzato dalla Boldrini e che ormai fa parte della quotidianità di molti Paesi europei. Era solo questione di tempo prima che anche il BelPaese iniziasse adeguasse alla norma che contraddistingue le banlieue e le no-go zones in stile svedese.

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Un vero e proprio fiume di immigrati che si sono dati appuntamento sulla riva del Basso Lago di Garda, in un tratto di spiaggia libero situato nel comune di Castelnuovo del Garda al confine con Peschiera del Garda (Verona). E’ una consuetudine in voga ormai da qualche anno: ogni fine settimana estivo gruppi di centinaia di ragazzi stranieri o di «nuovi italiani» si riuniscono per terrorizzare e ripulire le famiglie in gita al lago. Ma non erano mai stati così tanti come quest’anno. «Erano circa duemila — spiega il sindaco di Peschiera, Orietta Gaiulli a Fanpage – quasi tutti provenienti dal territorio lombardo». E il circo potrebbe ripetersi domani e dopodomani, primo fino settimana di giugno che segna l’apertura della stagione estiva sul lago. Una volta scesi alla stazione ferroviaria di Peschiera «Hanno comprato grandi quantità di alcol e si sono diretti al luogo di ritrovo, la spiaggia libera», prosegue Gaiulli.

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«Il primo anno erano 200, quello dopo 500 e ieri 2mila». I segnali di avvertimento che qualcosa di grosso stesse bollendo in pentola, c’erano tutti. Da giorni era attivo il tam tam sui social in particolar modo TikTok, con cui gli stranieri si stavano dando appuntamento. «Avevo avvisato i carabinieri il 30 maggio. Certo, nessuno si aspettava un’invasione del genere», commenta Gaiulli.

L’episodio che ha richiesto l’intervento della polizia è stata una rissa scatenata dal furto di un portafogli. «C’erano famiglie che scappavano. Atti di vandalismo vero che hanno portato anche a qualche accoltellamento. Noi abbiamo a disposizione nove agenti di polizia locale. Per loro sarebbe stato impossibile fronteggiarli da soli». L’inferno si è protratto fino a sera, quando i giovani stranieri hanno invaso la stazione di Peschiera per rientro, riuscendo a interrompere il servizio di trasporto per alcune ore. «Sono anni che chiedo che quel tratto di spiaggia libera venga assegnato a un privato. Sistemerebbe la zona, la controllerebbe meglio», conclude Gaiulli. Il 4 giugno, cioè domani, è alle porte. «Vedremo cosa accadrà».

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2 pensieri su “Peschiera, 2mila immigrati hanno saccheggiato la città: stupri, rapine e accoltellamenti”

  1. «Compiendo quali azioni per la Patria, da Cui ci provengono molti beni e in particolare lo svolgersi progressivo dell’esistenza e l’educazione e, oltre a questo, genitori e figli e fratelli e beni simili, potremmo onorarLa degnamente, se mettiamo a repentaglio sia le proprietà che i frutti delle nostre fatiche e la vita stessa, che traiamo, pure questa, da Lì? Nulla è paragonabile ai Suoi benefici. Anzi, poiché non possiamo renderLe degni tributi di riconoscenza, non trascureremo neanche quelli che saremo in grado di attribuirLe, soprattutto quando Lei, come una madre, aperte le braccia e abbracciatici, ci accoglie e implora di vendicarLa
    Siriano, Discorsi di guerra, 11, 1-2.

    “Qui stretti in famiglia giuriamo guerra eterna di sterminio a quelle belve vestite di umana forma, ai crudeli che questa terra dilaniano che, non sazi dei nostri tesori, il sangue stesso ci succhiano. Vendetta! Vendetta! Lo giuriamo!”.

    1. «Ove sono dunque i tuoi figli? Nulla ti manca, se non la forza della concordia. Allora io spenderei gloriosamente la mia vita infelice per te: ma che può fare il solo mio braccio e la nuda mia voce? – Ov’è l’antico terrore della tua gloria? Miseri! noi andiamo ogni dì memorando la libertà e la gloria degli avi, le quali, quanto più splendono, tanto più scoprono la nostra abbietta schiavitù. Mentre invochiamo quelle ombre magnanime, i nostri nemici calpestano i loro sepolcri. E verrà forse giorno che noi, perdendo e le sostanze e l’intelletto e la voce, sarem fatti simili agli schiavi domestici degli antichi, o trafficati come i miseri Negri; e vedremo i nostri padroni schiudere le tombe, e diseppellire e disperdere al vento le ceneri di que’ Grandi, per annientare le ignude memorie (LO FARANNO GLI ARABI, I TURCHI E I CINESI) : poiché oggi i nostri fasti ci sono cagione di superbia, ma non eccitamento dall’antico letargo.
      Così grido, quand’io mi sento insuperbire nel petto il nome Italiano, e rivolgendomi intorno io cerco, né trovo più la mia patria. – Ma poi dico: Pare che gli uomini siano fabbri delle proprie sciagure; ma le sciagure derivano dall’ordine universale, e il genere umano serve orgogliosamente e ciecamente a’ destini. Noi argomentiamo su gli eventi di pochi secoli: che sono eglino nell’immenso spazio del tempo? Pari alle stagioni della nostra vita mortale, paiono talvolta gravi di straordinarie vicende, le quali pur sono comuni e necessari effetti del tutto. L’universo si controbilancia. Le nazioni si divorano, perché una non potrebbe sussistere senza i cadaveri dell’altra. Io guardando da queste Alpi l’Italia, piango e fremo, e invoco contro gl’invasori vendetta; ma la mia voce si perde tra il fremito ancor vivo di tanti popoli trapassati, quando i Romani rapivano il mondo, cercavano oltre a’ mari e a’ deserti nuovi imperi da devastare, manomettevano gl’iddii de’ vinti, incatenavano principi e popoli liberissimi, finché, non trovando più dove insanguinare i lor ferri, li ritorcevano contro le proprie viscere. Così gli Israeliti trucidavano i pacifici abitatori di Canaan, e i Babilonesi poi trascinarono nella schiavitù i sacerdoti, le madri, e i figliuoli del popolo di Giuda. Così Alessandro rovesciò l’impero di Babilonia, e dopo avere arsa passando tutta la terra, si corrucciava che non vi fosse un altro universo. Così sbranavansi gli antichi Italiani, finché furono ingoiati dalla fortuna di Roma. Ma in pochissimi secoli la regina del mondo divenne preda de’ Cesari, de’ Neroni, de’ Costantini, de’ Vandali e de’ Papi. Oh quanto fumo di umani roghi ingombrò il cielo della America! oh quanto sangue d’innumerabili popoli, che né timore e né invidia recavano agli Europei fu dall’oceano portato a contaminare d’infamia le nostre spiagge! Ma quel sangue sarà un dì vendicato e si rovescerà sui figli degli Europei. Tutte le nazioni hanno le loro età. Oggi sono tiranne, per maturare la propria schiavitù di domani: e quei che pagavano dianzi vilmente il tributo, lo imporranno un giorno col ferro e fuoco. La Terra è una foresta di belve. La fame, i diluvi e la peste sono ne’ provvedimenti della natura come la sterilità di un campo, che prepara l’abbondanza per l’anno vegnente: e chi sa? fors’anche le sciagure di questo globo apparecchiano la prosperità di un altro.»

      Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, Ventimiglia, 19 e 20 febbraio 1798.

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