“La guerra scatenerà tsunami di immigrati contro l’Italia”: allarme dell’ammiraglio

Vox
Condividi!

“Con la guerra in Ucraina rischiamo uno tsunami di sbarchi per via della crisi economica nei Paesi di origine dei flussi migratori“: a lanciare l’allarme è l’ammiraglio di divisione (ris.) Nicola De Felice. “Aspettiamoci un’estate calda e con questo ministro dell’Interno prepariamoci al peggio, sperando che il bel tempo arrivi il più tardi possibile”, avverte l’esperto di sicurezza nazionale, con il quale abbiamo fatto il punto sugli effetti a lungo termine della crisi ucraina. De Felice, profondo conoscitore dei flussi migratori irregolari nel Mediterraneo e nemico giurato delle navi Ong, ci spiega che “fame e blackout stanno scatenando una crisi economica senza precedenti nei Paesi d’origine dei flussi migratori”.

VERIFICA LA NOTIZIA

“Le turbolenze innescate dall’aumento dei prezzi di cibo ed energia stanno attanagliando l’Egitto, il Bangladesh e la Tunisia, ai primi posti della classifica per gli sbarchi in Italia con 10mila clandestini nel 2022, il triplo rispetto allo stesso periodo del 2020. Il tutto rischia di trasformarsi in uno tsunami apocalittico di sbarchi, grazie anche all’attrattiva presenza delle navi Ong tedesche, norvegesi e spagnole a ridosso delle coste libiche. L’Egitto ha 104 milioni di abitanti mentre il Bangladesh, nazione più densamente popolata al mondo, ne ha 166 milioni. L’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti incrementa i costi di servizio e il debito pubblico di questi Paesi, indebitati per miliardi di dollari per combattere il Covid”.

“La crisi alimentare ed energetica dovuta alla cruda realtà della guerra in Ucraina sembra dover durare mesi e questo cocktail di rischi ha già spinto lo Sri Lanka al default mentre altre economie emergenti sono in procinto di seguirne l’esempio. Altri problemi sono in arrivo come il nuovo focolaio Covid che sta bloccando i porti della Cina, con l’Europa e gli Stati Uniti spaventati da una possibile recessione. Per il Fmi la guerra ucraina è come ‘un’onda sismica che impatta sull’economia globale’ e la Banca mondiale ha tagliato le previsioni di crescita globale annunciando la creazione di un pacchetto di recupero da 170 miliardi di dollari per le nazioni in crisi.

Vox

“Lo Sri Lanka ha svalutato la sua valuta del 40% e sospeso il pagamento del debito estero, decidendo di utilizzare ciò che resta delle sue riserve per coprire le importazioni di cibo ed energia piuttosto che pagare gli investitori. Turchia, Egitto, Tunisia, Etiopia, Pakistan, Bangladesh sono in testa alla classifica dei mercati emergenti esposti al crollo finanziario a causa della guerra. I governi di questi Paesi hanno aumentato i prestiti per attutire l’impatto della pandemia e della guerra. Ora il debito è detenuto da banche pronte a speculare sul rischio e a ritirare i prestiti a causa del rallentamento delle economie e del valore dei titoli di Stato”.

“È probabile che l’aumento degli oneri finanziari diventi più pressante man mano che la Fed, per combattere l’inflazione interna, alzi i tassi di interesse sui Treasury statunitensi, obbligazioni governative considerate beni rifugio per molti Stati in via di sviluppo. Le banche centrali di Egitto e Tunisia stanno alzando i tassi per tentare di controllare i prezzi, ma è bene ricordare che solo un decennio fa l’aumento dei prezzi dei generi alimentari contribuì alla Primavera araba e ai cambi di regime”.

“Inevitabilmente. In Bangladesh il governo sta tagliando l’elettricità alle famiglie e all’industria perché non può più acquistare carbone e gas. Il governo tunisino, a corto di liquidità, ha aumentato i prezzi del carburante quattro volte nell’ultimo anno e il turismo è sparito. I venditori della medina scherzano sul fatto che la marijuana si compra più facilmente della farina. In Egitto, il più grande importatore mondiale di grano, la scomparsa delle forniture russe ed ucraine hanno colpito duramente. La sterlina egiziana si è svalutata del 17% e il presidente El-Sisi ha esortato il popolo ad accontentarsi di pasti meno ricchi nel rompere il digiuno del Ramadan”.




13 pensieri su ““La guerra scatenerà tsunami di immigrati contro l’Italia”: allarme dell’ammiraglio”

  1. Lorenzo l’urea noi l’abbiamo pagata il mese scorso €110,00 al quintale, quando l’autunno scorso ne costava 85,00. L’urea l’abbiamo usata per il mais e fino all’ultimo eravamo indecisi se piantarlo o meno….. L’urea quella che abbiamo distribuito veniva dall’ Uzbekistan, perché in Ucraina, per ovvi motivi non si produce più. Io abito a 40/45km dal petrolchimico di Ferrara, la vecchia montedison e l’urea la producevano anche lì, ma a causa l’aumento del prezzo del metano, ancora prima della guerra, è stata sospesa la produzione. Il grano tenero, costa più quello canadese e nordamericano, rispetto a quello italiano e quando noi agricoltori ci lamentava o per come è ed stata trattata l’agricoltura italiana, nessuno si è mai posto il problema della provenienza delle farine, ad esempio. Solo adesso i buoni si accorgono Dell’importanza del nostro settore, ma è solo una questione economica. Quando sarà finita la guerra, cesserà anche l’interesse verso l’agricoltura.

    1. Non per niente l’agricoltura viene definita “settore primario“, ma chi ha interiorizzato l’idea che quel che mangia cresce sugli scaffali del supermercato non può avere consapevolezza di cosa significhi. Il riferimento è chiaramente agli acquirenti finali, quelli che poi mangiano (se ce n’è), perché chi commercia “in grande stile” se ne fotte alla grande delle esigenze della sopravvivenza altrui — a quelli interessa solo fare profitti per poter accedere alle loro merde di lusso.

        1. Orchidea, non l’ho solo detto, l’ho addirittura scritto e pubblicato. Perché ne sono convinto fin nel midollo.

          Se hai tempo e voglia, leggi la pagina della quale ho indicato il collegamento in un altro mio commento a questa stessa pagina. Potrebbe essere di tuo interesse.

        2. …e comunque non dimentichiamoci che anche il mondo dell’imprenditoria agricola (che ha poco a che fare con quello degli agricoltori) è un mondo di pirati — il latifondo sta tornando di moda, e i latifondisti non sono certo benefattori. Anzi.

          1. Il latifondismo non è più quello legato ad un solo padrone, ma alle cooperative. Specialmente certe cooperative non sono campionesse di rispetto.

          2. Posso testimoniare, nel sobborgo dove vivo, la presenza di un latifondista che disponde di oltre 250 ettari di terreni di proprietà, quattro cascinali di tutto rispetto con altrettanti allevamenti bovini intensivi con oltre 200 capi ciascuno, impianti per la produzione di biogas, macchinari in quantità e qualità da fare invidia all’esercito, un punto vendita tipo supermercato. Aggiungo: personale solo parzialmente in regola, in massima parte straniero. La proprietà fa capo ad un’unica famiglia.

            Posso altresì testimoniare la presenza, in un piccolo comune limitrofo, di un altro latifondista, di antica famiglia “aristocratica”, anch’egli proprietario di una quantità indeterminabile di caseggiati e addirittura di un enorme castello del XII secolo. Essendo meno “continguo” a questo personaggio rispetto a quello del mio sobborgo non posso essere più preciso, ma le cooperative non hanno ruolo neppure in quella situazione.

            Sono realtà che non hanno nulla a che vedere con l’agricoltura spicciola, quella del piccolo proprietario col trattorino, qualche macchinario di recupero, una ventina d’ettari di terreno e quattro vacche nella stalla all’altro lato del cortile, tra la letamaia e l’orto di casa. Quelle realtà sono scomparse pressoché tutte, fagocitate dai “colossi” tipo quelli che ho appena descritto. Una cosa sono gli agricoltori, altra cosa i moderni latifondisti chiamati impropriamente “imprenditori agricoli”.

            Poi ci sarebbe il capitolo delle false attività agrituristiche… che di agro hanno solo i limoni che tengono in frigorifero.

  2. L’ammiraglio si è espresso male. “La guerra scatenerà tsunami di immigrati contro l’Italia” sarebbe dovuto essere, più opportunamente, “La guerra scatenerà UN ULTERIORE tsunami di immigrati contro l’Italia”. Che si aggiungerà a quello che sta devastando il nostro àmbito vitale ormai da oltre vent’anni (e che a sua volta si è aggiunto a quello che ha devastato l’àmbito vitale dell’Italia del Nord fin dagli anni ’50 e ’60).

I commenti sono chiusi.