Rapper nordafricani come terroristi islamici: così vogliono uccidere gli italiani

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Le gang di rapper nordafricani sono come terroristi. Per ora si sparano tra loro, rapinano e pestano italiani. Poi faranno come i terroristi islamici delle banlieus francesi e belghe. I ricongiungimenti familiari sono un crimine contro il nostro futuro.

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Ci stanno cacciando da interi quartieri con la collaborazione del Pd e l’inazione colpevole della Lega. Il Pd sta regalando loro tutte le case popolari e finanziando la loro natalità grazie ai soldi del nostro welfare con la complicità di una magistratura ideologicamente corrotta.

Il 32enne Islam Abd El Karim voleva regolare i conti con Carlo Testa, ras di via Fleming, che era passato a sostenere la «crew» rivale.

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«L’unico che farei oscurare è quella testa di m…a di Carlo, lo toglierei proprio dal mio video». Islam Abd El Karim, in arte Kappa 24k, arrestato venerdì per «detenzione e porto sulla pubblica via di arma comune da sparo ed esplosione in aria di più colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico affollato», per lui aveva decretato un trattamento alla Trockij. Per il rapper 32enne del quadrilatero Aler e leader degli emergenti «Refreel 24k», l’ex amico Carlo Testa, ras di via Fleming, doveva sparire. I conti andavano regolati in strada («se lo becco prima che lo trovano le forze dell’ordine lo mando in coma», era stato il suo primo sfogo) ma anche sui «libri di storia». Del volto del «traditore» non doveva rimanere traccia nemmeno nel video della canzone «Non dire San Siro», all’epoca pronto all’uscita. Sullo schermo i due appaiono per un attimo fianco a fianco ma il volto di Testa è irriconoscibile, schermato dai pixel.

Dietro alla sparatoria di un mese fa in piazza Monte Falterona in cui è stato ferito un 26enne egiziano non c’è solo la rivalità tra il nuovo gruppo e l’affermata crew di «7zoo» (Rondo da Sosa, Simba La Rue, Keta, ecc.) per la leadership della scena musicale del quartiere, primato che si tradurrebbe poi in contratti con case discografiche. C’è anche un sodalizio terminato in modo brusco. Prima del presunto «tradimento» di Testa, passato a sostenere il gruppo rivale e arrestato il 16 gennaio per il ferimento del 26enne, i due erano amici. «A me vieni a fare questo, a me che hai mangiato e bevuto con me?», riporta un’intercettazione nell’indagine della Mobile diretta da Marco Calì. I due vengono anche ripresi insieme in un reportage online dedicato ai quartieri difficili. E sono di nuovo fianco a fianco, prima della «censura», nel video del collettivo «Refreel 24k».

Gli attriti tra ex amici si sovrappongono alle liti in rima con la «7zoo». Dopo l’agguato, è lo stesso 24k a puntare il dito su Rondo come possibile mandante: «È iniziato tutto per colpa sua». Ma è con Keta che il rapper arrestato ieri voleva regolare i conti l’8 gennaio. Nel pomeriggio i gruppi si affrontano in piazza Prealpi. Nella rissa Keta ha la peggio. «Gli ha dato un pugno che lo ha alzato di due metri da terra», racconta 24k intercettato.

I rivali si rivolgono a Testa per la vendetta. Non va meglio, però: in piazza Monte Falterona, Testa è messo ko. Gli sottraggono anche la pistola che 24k si tiene come trofeo (salvo più tardi, alla vista di una pattuglia, passarla alla moglie seduta insieme alla figlia nell’auto parcheggiata vicina). «La sua testa di c…o gli ha detto “a no, se qua non faccio qualcosa di grande (…) la gente non ha più paura di me”, e allora ha pensato di venire a fare il Van Damme, ma rischia dieci anni», è la spiegazione che si darà ancora il rapper. Un paio d’ore dopo — sono le 20.30 — Testa fa infatti ritorno in piazza, di nuovo armato e in compagnia. Alla vista dell’ex amico 24k spara in aria quattro colpi. Testa ribatte al fuoco: spara tre volte ad altezza d’uomo. Manca il bersaglio ma colpisce un passante. L’egiziano cade a terra ferito nel fuggi fuggi generale prima dell’arrivo delle sirene.