Casa citofonata da Salvini era covo spaccio tunisini: ma l’hanno ‘scoperto’ un anno dopo
La citofonata risale al periodo della campagna elettorale per le regionali in Emilia Romagna: Salvini aveva suonato una famiglia del quartiere Pilastro, dove si riteneva – poi confermato – abitassero degli spacciatori. A rispondere era stato il figlio ora maggiorenne.
Secondo il magistrato, non sussisterebbero “elementi di prova sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio” perché non c’è un solo momento identificabile, in cui Salvini e la residente che ha segnalato il caso, si siano riferiti in modo esplicito alla famiglia che ha presentato querela e il tutto si è verificato “nell’esercizio del diritto di critica e di cronaca”, anche alla luce del fatto che poi effettivamente la coppia è stata arrestata per spaccio.
A presentare querela era stata appunto la famiglia che ricevette la citofonata del leader della Lega. Contro la decisione di archiviazione ha presentato opposizione il legale della famiglia, l’avvocato Filomena Chiarelli. Nel gennaio di quest’anno, i genitori del ragazzino che rispose al citofono all’ex ministro sono stati arrestati perché trovati in possesso di hashish e marijuana, oltre a soldi falsi e proiettili.
In galera a vita metteteli.