Il ragazzo italiano ammazzato dal migrante ospite di Sant’Egidio: cacciavite conficcato nel petto

Vox
Condividi!

VERIFICA LA NOTIZIA

Joseph White Clifford, il killer di Carlo, sta scontando – almeno crediamo la stia scontando – una ridicola pena di 14 anni. Per averlo ucciso con un cacciavite piantato nel petto la notte del 17 febbraio 2014: anche in secondo grado vennero rigettati i futili motivi che avrebbero aumentato la pena di un terzo. Solo 14 anni per avere ucciso un ragazzo italiano. E la famiglia si è anche indebitata con gli avvocati per ottenere questa non giustizia.

La notte dell’omicidio, il 60enne indiano scese dalla sua casa-roulotte di via Garibaldi, uno dei tanti camper disseminati in città dalla comunità di Sant’Egidio per l’accoglienza degli immigrati. In pochi istanti stroncò la vita del giovane, perforandogli il torace con un cacciavite di 30 centimetri. Diverse volte.

Vox

Ragazzo romano ucciso da migrante di Sant’Egidio: la famiglia si indebita per pagare legali




7 pensieri su “Il ragazzo italiano ammazzato dal migrante ospite di Sant’Egidio: cacciavite conficcato nel petto”

  1. “Risarcimento”… Un bell’incendio generale tipo “notte del diavolo” come ne “il corvo” no?

    Mi piacerebbe che tutti vivessero in un posto come il mio: io a volte non chiudo la porta. Perchè sono cresciuto così e ho cercato un posto simile dove stabilire la mia casa quando sono cresciuto.

    A ben vedere, questa è l’unica similitudine, io sono cresciuto in una “città” mentre per ritrovare la stessa atmosfera sono finito in un “paese”.
    Cosa è cambiato? Potrei dirvi tutto e potri dirvi niente, ma la cosa che salta più all’occhio sono gli “ebrei elettrici”.
    TV, “Computer”, telefonini.
    Sì, anche i negri saltano all’occhio.

    Il pomeriggio del 5 luglio del 1982 ero a casa di mia nonna. Avevo dimenticato un piccolo particolare: quel giorno c’era la “PARTITA”. Accendo la TV, è iniziata da 6 minuti. MINCHIA! Stiamo vincendo. Ma non dovevamo perdere 6 a zero?
    Devo andare assolutamente a casa a vederla con papi. Inforco la bici e parto come un treno.
    Ed è questo momento che voglio descrivervi: l’atmosfera di una città immobile, muta; sento solo la telecronaca di Martellini dalle finestre aperte per il gran caldo ed il rumore della catena mentre pedalo.
    Perchè per quanto futile potesse essere, tutti avevano lo stesso interesse. La magia di essere “parte di qualcosa”, di un popolo e di una nazione in questo caso, anche se raccolta dietro ad un pallone.

    Ora sono parte di cosa? E le mie figlie? Peggio ancora.
    Fino a che non troveremo qualcosa che ci unisca e che ci faccia superare le nostre diversità anche solo per un momento non riusciremo mai a difenderci.

    E non venitemi a dire che “voglio superare le mie diversità rispetto ai negri”. Ho scritto altro.

    A noi.

      1. Segue lunga descrizione di tutti i difetti “professionali” del povero Zoff che il mio vecchio aveva seguito fino a Belgrado nel 1973 con una fiat 124 color “verde palude al tramonto ma non del tutto sera” con interni “cacchetta” e che nell’occasione aveva preso un gol da 40 metri al 4° minuto.
        Conservo ancora gelosamente il “bavaglino” di Ajax – Juve del 1973. Vi garantisco che non l’ho comprato io.

        1. Saranno mica ebrei quelli di sto cazzo di Ajax? Anche quelli della Juve?
          Gli “Agnelli” sono molto molto molto “ebrei” da parecchi anni prima che diventassero Elkann.

          Il parente rivelatore sono i “Nasi”.

          Vocelibera, chiedo il tuo aiuto: come ci si rivolge in “aramaico” al presidente di Israele?

          E “Giuseppe Nasi” anche noto come Joao Micas, bella figura di traditore del sedicesimo secolo, non è forse il più proto dei protosionisti?

    1. Storie simili le nostre!Molto!Hai descritto magnificamente l’atmosfera degli anni magici, ho il groppo in gola e una furia omicida verso i kompagni!
      Anch’io ho fatto come te e anch’io sono finito in un paesino.
      La mia bici l’ho ancora, attende paziente mio figlio, da noi potrà usarla come facevo io.
      Ci hanno confinati, potrei entrare in una festa pdiota e fare un frullato x questo.
      Hanno portato l’infrrno, voglio vederceli bruciare tutti.

      1. Se accetti un consiglio, non farti trasportare dal tuo “odio”.
        Ho rischiato di farmi venire un infarto per cose che erano indipendenti dalla mia volontà.
        Accetta il contorno, proietta la volontà. Di cambiare il contorno.

I commenti sono chiusi.