Un uomo di 32 anni, un cittadino tunisino irregolare in Italia e con precedenti, è stato arrestato martedì a Milano con l’accusa di rapina per aver derubato e aggredito una donna di 57 anni in via Mesolcina, al Corvetto.
Il blitz del malvivente è scattato pochi minuti prima delle 12.50, quando il 32enne ha aperto lo sportello dell’auto della vittima, ha afferrato la borsetta che era sistemata sul sedile lato passeggero e si è dato alla fuga. La signora, che era a bordo del veicolo, non si è arresa, lo ha inseguito e – nonostante il rapinatore l’abbia spinta a terra -, ha continuato a dargli la “caccia”.
Proprio in quel momento, stando a quanto riferito dalla Questura, la volante Romana bis del commissariato Scalo Romana si è trovata a passare in zona e chiaramente ha notato la donna rincorrere l’immigrato. A quel punto gli agenti hanno bloccato il fuggitivo e hanno ricostruito quanto successo poco prima. Il 32enne è stato dichiarato in arresto e sarà processato per direttissima.
“L’autore della violenta rapina avvenuta ieri ai danni di una 57enne in via Mesolcina, al Corvetto, arrestato subito dopo dalla Polizia, alla quale esprimo la mia gratitudine, è risultato essere un tunisino di 32 anni, irregolarmente presente in Italia e con diversi precedenti. Niente di sorprendente o di nuovo!”. Afferma così l’ex vice Sindaco di Milano ed assessore regionale alla sicurezza, Riccardo De Corato, in merito all’arresto di un tunisino per rapina da parte della Polizia in zona Corvetto a Milano verso le 13 di ieri.
“Non si contano più gli arresti di persone che nonostante siano clandestine – continua De Corato – (ricordo che in Lombardia secondo i dati di Orim e Polis gli irregolari sono 112 mila, 51.400 dei quali solo a Milano) e nonostante abbiano già diversi precedenti, continuano a vivere nell’illegalità consapevoli del fatto che tanto, nel giro di poche ore o giorni possono tornare liberi di continuare a delinquere. Bene il processo per direttissima al 32enne. Venga però poi accompagnato nel Cpr di via Corelli e rimpatriato!”.
“Come ripeto da tempo: non deve esserci posto qui per chi vive nell’illegalità. Nel 2020 sulle coste italiane sono sbarcati ben 12.883 tunisini, mentre quest’anno, per ora, 61 secondo i dati del Ministero dell’Interno. È naturale chiedersi dove siano adesso tutti questi immigrati, cosa facciano e perchè vengano in Italia, anche se, a giudicare dal numero di fatti delittuosi di cui si rendono responsabili, la risposta sembra scontata. A questi, poi, possiamo aggiungere coloro che si vedono respingere le richieste d’asilo e che, sicuramente, non tornano autonomamente nel loro Paese di origine. Nel 2019, per esempio, la commissione territoriale di “Milano Monza” ha respinto ben l’86,2% delle richieste ricevute. Ma dove sono finiti coloro che si sono visti rifiutare la domanda? In Lombardia ci sono altri 2.460 clandestini tunisini da espellere, secondo dati Orim e Polis. Di fronte a questi dati e di fronte all’ennesimo arresto di un delinquente irregolare e con precedenti si riconferma di fondamentale importanza la presenza del Cpr di via Corelli per allontanare dal nostro territorio soggetti pericolosi o clandestini. Infine – conclude l’Assessore – questa concentrazione di criminalità in zone come il Corvetto o, ad esempio, San Siro, è il risultato di anni di abbandono delle periferie da parte del centrosinistra”.
Gli stranieri ospiti nelle patrie galere sono quasi il 40 per cento dei detenuti totali. Questi stranieri provengono sia da altri paesi europei, sia da paesi extra Ue. Dall’Africa 9.797, di cui 3.703 marocchini e ben 2.112 tunisini. È un buon contributo al benessere e alla prosperità del popolo italiano?
Appare evidente come il numero di stranieri in carcere aumenti maggiormente rispetto a quello degli italiani, senza dimenticarci ovviamente dell’ottimo apporto che la Tunisia ci concede gentilmente. Anche nel caso dei reati legati alla droga, che poi si intersecano con quelli riguardanti la detenzione di armi e l’associazione di tipo mafioso, si assiste al medesimo fenomeno: anno dopo anno, la popolazione carceraria straniera cresce maggiormente di quella italiana.
Nel giugno 2018, l’allora ministro dell’Interno Salvini affermò che la Tunisia esporta galeotti, e partì la solita canea dei buoni contro i cattivi. Ebbene, come riporta l’European Council on Foreign Relations, ogni anno, in occasione dell’anniversario della Repubblica, il presidente tunisino dà dà l’indulto a un certo numero di detenuti. Nel 2017, lo concesse a 1.538 persone. Molti dei perdonati si trovano in carcere per reati legati alla droga. Ad essi si aggiunsero altri perdonati facenti parte della categoria dei piccoli criminali. Nel, 2017, i tunisini arrivati via mare in Italia erano 6.092, nei primi mesi del 2018 ben 2.889. Si tratta di oltre 8 mila persone in meno di due anni, e, sebbene essi non fossero tutti usciti di carcere per l’indulto del presidente, è evidente che la prassi del perdono presidenziale abbia influito sul numero di chi è partito verso l’Italia in cerca di una zona franca dove poter dare il meglio di sé.
Uno scafista che venne intervistato da La Stampa dichiarò che su dieci clandestini tunisini, due erano appena usciti dalle patrie galere, e questi sono quasi tutti consumatori di droga.
Ricordiamo poi la storia grottesca di Lazhar Amor Ben Torch, 40enne tunisino che al 2018 era noto alle forze dell’ordine italiane da ben 16 anni per una miriade di reati tra i quali alcuni legati alla droga. Tenne in scacco la città di Padova e riuscì a mettere in fila una quarantina di furti. Numeri da capogiro. Si è sempre dichiarato tunisino pur non possedendo un documento valido. Il procedimento di espulsione verso il suo paese non è mai stato possibile perché la Tunisia non lo riconosceva come suo cittadino. Peccato che egli vivesse in un appartamento dove aveva vissuto sino a poco tempo prima sua sorella, la quale appunto aveva il suo stesso cognome, che poi se ne era tornata a casa in Tunisia. Strano che a Tunisi dicano di non conoscere questo galantuomo mentre sua sorella è potuta tornare tranquillamente a casa propria, no?
Nel giugno 2017 il presidente della Commissione dei tunisini all’estero, Ibtissem Jbabli, rese noto che dei 3.246 cittadini tunisini imprigionati all’estero ben 2.037 (il 67%) erano in carcere in Italia, soprattutto nei penitenziari di Genova, Milano, Palermo e Napoli e per lo più per reati di droga; stupro, furto; omicidi; traffico di esseri umani ed immigrazione clandestina. Il numero, nel 2019, è rimasto costante.
Per dare un’idea delle dimensioni del problema basti pensare che la Francia, ex potenza coloniale dove vive la più grande comunità tunisina all’estero, ospita nelle sue carceri solo 522 tunisini, la Germania 230.
Questo significa che noi ospitiamo la crème dei tunisini all’estero.
Del resto, negli ultimi anni, l’aumento dei flussi dalla Tunisia ha coinciso con ben diversi indulti svuota-carceri del governo nordafricano. L’ultimo di questi giorni:
Innumerevoli sono le notizie di reati che hanno per protagonisti i tunisini, particolarmente impegnati nello spaccio:
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
NAPALM!!!!!