Ospitiamo centomila clandestini in hotel e navi di lusso, ma il governo non trova i soldi per la cassa integrazione di oltre 1 milione di italiani. Indegni.
Migranti, l’Ocean Viking ad Augusta. Malta fa spallucce, noi apriamo il porto: arrivano in 375. Musumeci non ci sta e dichiara subito: «Autorizzare lo sbarco in zona rossa è un azzardo del governo centrale». E ancora: anche l’Europa deve farsi carico della ridistribuzione. E invece… Invece, grazie al premier Conte e al ministro Lamorgese, intanto a sbarco e ospitalità provvede il Belpase… Come sempre. I migranti arrivano. L’Ocean Viking attracca ad Augusta. Il governo dà l’ok all’ingresso: l’unico porto sicuro del Mediterraneo sembra essere sempre e solo un approdo siciliano. E così altri migranti – si parla di 375 arrivi – sbarcano nel Siracusano. Soccorsi in meno di 48 ore da quattro gommoni in pericolo in tre diverse operazioni nella regione libica di ricerca e pronto intervento. Tra i sopravvissuti ci sono 165 minori. Quasi l’80 per cento di loro non è accompagnato. 48 le donne, quattro delle quali incinta. Giunti ad Augusta per i migranti scatta il solito protocollo: controlli e trasferimento sulla nave quarantena. Mentre i minori non accompagnati sono destinati in alcuni centri tra Ragusa ed Agrigento. Insomma, se lo sbarco è sempre in un porto siciliano. Anche la redistribuzione, in barba ai famigerati accordi di Malta, avviene sempre all’interno dei nostri confini. In questo caso, di quelli regionali siciliani in particolare. Ma, si chiedono ora in molti, la Sicilia non è zona rossa per l’epidemia Covid?
Non a caso, allora, il primo a sottoporre all’attenzione di governo e Viminale che hanno dato l’ok allo sbarco in zona rossa, è proprio il governatore siciliano Nello Musumeci. Il quale, a stretto giro dall’arrivo della Ocean King, ha rilevato: «Appare azzardata e non prudente la scelta del governo centrale di autorizzare proprio in Sicilia, zona rossa per l’epidemia Covid, l’approdo della nave Ocean Viking. Con 373 migranti a bordo. Al porto di Augusta». Poi, confermando accoglienza e redistribuzione locale dei migranti, Musumeci sottolinea anche: «Ho sentito il prefetto e il direttore generale dell’Asp di Siracusa che mi hanno assicurato il tampone rapido su tutti, minori e adulti. I minori non accompagnati saranno condotti in provincia di Agrigento, nei Centri preposti – aggiunge Musumeci –. Mentre gli adulti saranno trasferiti sulla nave Mediterranea, ormeggiata in rada ad Augusta, per la quarantena. Presto – conclude infine il governatore – incontrerò il ministro dell’Interno per sollecitare l’avvio delle promesse iniziative sui migranti, finora inattuate. Non si può aspettare l’avvio dell’estate per riportare in alcuni centri dell’Isola tensione e contrasti. Del dramma dei migranti è l’intera Europa che deve farsi carico!».
Gasparri commenta l’ultimo sbarco. E tuona: «Ecco a che serve tenere in piedi il Governo Conte. A fare sbarcare altri clandestini in Italia… Grazie ai soliti operatori delle sedicenti Ong, in questo caso Ocean Viking. Malta se ne è fregata dei presunti accordi europei ed ha voltato le spalle ad un governo inconsistente e irresponsabile come quello italiano. Continua quindi l’invasione di stranieri. Continua la resa ad organizzazioni ideologiche e pericolose come quella che ha organizzato quest’altro trasbordo di aiuto e sostegno ai trafficanti di persone. Siamo di fronte a vicende che andrebbero inquadrate nel quadro della lotta ai trafficanti di persone e alla criminalità internazionale. Invece questo Governo agisce in termini di favoreggiamento. E il paradosso è che si vorrebbe processare chi ha respinto i clandestini mentre va processato, per concorso esterno in tratta di persone, chi favorisce questi sbarchi. A cominciare da Conte».
Intanto, gli italiani sono senza cassa integrazione. Cig, un flop di governo. Un disastro dell’Inps. La Cassa integrazione? Tanto per cambiare è in ritardo. La rete dell’ammortizzatore sociale fa acqua da tutte le parti: è un flop. Una nota dolente strimpellata dal governo a più riprese ma che continua a stonare. E stando al report pubblicato oggi da Repubblica, «più di 1 milione di lavoratori di 200.000 imprese, non hanno ancora ricevuto l’assegno della Cig. Molti di loro – sottolinea il quotidiano – dal marzo del 2020». Se a questo aggiungiamo l’allarme sui conti Inps lanciato dal presidente della vigilanza in merito a un «buco da 16 miliardi per i sostegni legati al Covid». Una voragine, scrive Repubblica, creata «nelle casse delle pensioni», per i fondi usati per pagare i ristori», il dramma è compiuto. E sotto gli occhi di tutti. Accentuato dal fatto che, nel frattempo, Conte al bivio tratta con i centristi: verso dimissioni o verso un nuovo governo? Insomma, di tutto e di più. Ma di ritorno al voto per colmare le lacune, rimuovere i blocchi e far ripartire il Paese impantanato da pandemia e crisi governo, non si parla…
Dunque, la inquietante veridicità della matematica che stila i risultati di riscontri agghiaccianti, parla chiaro. E elenca quasi 200.000 pratiche in giacenza, un terzo delle quali datate, che risalirebbero addirittura a marzo. Totale: almeno 1,2 milioni di lavoratori in attesa che l’Inps paghi la Cassa integrazione Covid. Enunciato e svolgimento del problema ormai drammatico, stilano numeri che Repubblica stessa definisce «da brivido», aggiornati alla fine di novembre. E visto che la matematica non è un’opinione, se a quelle cifre aggiungiamo anche quelle di dicembre, come scrive il quotidiano diretto da Molinari, dobbiamo considerare una somma che fa arrivare a un totale di «365.000 pratiche per 2 milioni di lavoratori». VERIFICA LA NOTIZIA
L’ansia corre sulla rete. Le chat diventano incandescenti. E tra denunce e allarmi, Repubblica ne cita qualcuna. «Salve a tutti. Io aspetto da marzo. C’è qualcuno come me? Perché sono davvero preoccupato», chiede Salvatore due giorni fa in un gruppo Facebook. «Io pure da marzo, non ho visto un euro», risponde Katia. «Io devo avere marzo, maggio e luglio, sinceramente ho perso la speranza», aggiunge Mirko. «Dovete subito agire: chiedete al commercialista e tartassate pure MyInps», suggerisce Milena». Voci che si sommano e disperdono nel mare del web, di lavoratori alla canna del gas. Di imprese agonizzati. Di cittadini impaludati da covid e crisi. Non garantiti dalle promesse di Stato. Voci che arrivano, drammatiche e ormai flebili, dal limbo della Cig dove anime perse girano a vuoto in cerca della Cassa Covid, predisposta dal governo nel Cura Italia del 17 marzo 2020, con il Paese chiuso per virus, e non ancora pervenuta.
Voci che il quotidiano ricostruisce e somma nel dettaglio. Con riferimenti a nomi, date, richieste e pratiche insolute. Fino alla drammatica conclusione: «Molte, troppe. Quanti lavoratori in attesa? Nelle 200 mila giacenze ci sono sia domande di Cassa integrazione con causale Covid-19 non esaminate. Sia pagamenti non effettuati: e qui il ritardo Inps è inspiegabile, visto che quando riceve dalle aziende il documento con gli Iban dei lavoratori (si chiama SR41) di solito è fatta. Corrispondono a 1,2 milioni di lavoratori in attesa. Un calcolo forse sottostimato, ma è quello che si ottiene con i moltiplicatori usati dall’Inps per le tre categorie di Cig: 14 lavoratori in media per ogni domanda di Fis (Fondo di integrazione salariale per il terziario), 3 per ogni domanda di Cig in deroga (piccole imprese sotto i 5 dipendenti) e 4 per ogni domanda di Cig ordinaria (manifattura). Ma la Cig veloce dov’ è?».
E, soprattutto, che fine ha fatto l’anticipo della Cig dalle banche? Risposta: non è mai partito. Quello del 40% in 15 giorni dall’Inps? Neanche. Per non parlare del regime speciale – nelle intenzioni teoriche in deroga a molti passaggi, compreso l’accordo sindacale, non necessario – andatosi a schiantare contro il muro che separa intenzioni progettuali e realizzazioni concrete. La riforma degli ammortizzatori, infine, quella sbandierata con la Cig unica e il via all’App Io, si è risolta in un sogno rimasto nel cassetto e pronto a rivelare i suoi risvolti da incubo. Dunque, venendo ad oggi, i sindacati ne dovevano discutere proprio in giornata con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S). Ma indovinate un po’? Incontro rinviato. E l’unica ancora a cui aggrappare per non sprofondare resta quella fornita dall’anticipo da parte delle aziende con liquidità in cassa: per 3,4 milioni di lavoratori. «Altri 3,5 milioni – riferisce sempre Repubblica – hanno aspettato i tempi Inps».