Nuovo focolaio in Veneto: cinese positiva al coronavirus rifiuta di collaborare

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Agli italiani si minaccia il TSO, ai cinesi?

Nuovo focolaio cinese da coronavirus in Veneto. Una donna cinese è collegata al caso indice (quello del manager positivo della Laserjet di Pojana Maggiore che ha rifiutato il ricovero e proseguito la sua vita sociale dopo il viaggio nei Balcani ndr).

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La donna, che si è rifiutata di fornire la lista di contatti e informare l’Ulss del suo lavoro, si è presentata il 29 giugno al Pronto soccorso di Schiavonia con vomito, febbre e diarrea. Secondo quanto riportato dal Gazzettino avrebbe prima dichiarato di essere disoccupata, poi ha detto di gestire una profumeria ad Adria e di aver svolto attività anche a Lozzo Atestino, Agugliaro, Veggiano. Tutte zone limitrofe a Vo’.

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Dove, ricordiamo, anche al tempo furono i cinesi a portare l’epidemia.

Come la cinese anche il manager vicentino non ha voluto informare circa la sua rete di contatti. L’Ulss non è addirittura a conoscenza dei nomi di chi era nel furgone con l’uomo di ritorno dalla Serbia. Viaggio nel quale il vicentino avrebbe contratto il Covid-19. Ma la rete di persone che hanno avuto contatti si allarga sempre più e a inquietare maggiormente sono i veti posti dai contagiati stessi sulle persone a loro collegate.

E ora, la cinese non parla. Qualcuno potrebbe pensare ad un traffico di clandestini.




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