Ragazzina fa amicizia con immigrati: loro la stuprano in gruppo

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L’hanno indotta a seguirli nel parco giochi per passare qualche momento in allegria. “Ci divertiremo” era stata la promessa. E loro si sono divertiti. Lei no.

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Varcata la cancellata, per lei è stato un incubo. E’ stata stuprata. E’ quanto emerge da un’inchiesta della squadra mobile che ha portato due sudamericani di 17 anni a finire in comunità, colpiti dalla misura cautelare dell’affidamento.

Perché se stupri non finisci in carcere. Finisci in comunità a spese dei contribuenti.

La tesi difensiva è quella del triangolo consenziente. Ma intanto sono stati rinviati a giudizio per rispondere di violenza sessuale aggravata; due le aggravanti contestate: aver agito nei confronti di una minorenne e averlo fatto in coppia, alternandosi nelle azioni, l’immobilizzazione e lo stupro di lei.

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Gli investigatori sono stati allertati dai sanitari del pronto soccorso che, dopo la visita ginecologica alla ragazzina e l’accertamento di una “lesione vaginale”, hanno fatto scattare il ’codice rosa’, ossia la segnalazione ai servizi sociali e alla procura, dei minorenni in questo caso.

I legali degli indagati, gli avvocati Davide Garbini e Alessio Pianigiani, recentemente hanno promosso il ricorso al Tribunale del riesame per chiedere l’annullamento della misura cautelare. In quella sede si è delineata la linea difensiva: nessuna violenza, il sesso è stato di gruppo, con volontà e soddisfazione reciproca. La rappresentazione non ha convinto i giudici. L’istanza è stata rigettata: i due minorenni restano in comunità, a spese nostre.

Sarà il processo a stabilire la verità. Ma la domanda è: cosa ci fanno gli ecuadoriani in Italia?




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