La Germania ci rimanda indietro i clandestini “dublinanti”. O almeno ci prova.
Secondo gli ultimi dati le richieste di rimandare indietro richiedenti asilo sbarcati in Italia e poi passati in Germania sono in crescita. Nel primo trimestre del 2019 sono state 4.602, il 33% del totale delle domande fate arrivare a tutti i partner Ue. Con un + 50% rispetto al trimestre precedente.
Il che significa una cosa: i clandestini stanno scappando dall’Italia perché la pacchia è finita, alcuni vengono individuati e ce li vorrebbero rimandare indietro.
Ovviamente Salvini fa resistenza e non ha mai firmato un accordo stipulato dal governo precedente che permetteva un aumento dei respingimenti in Italia. Quindi solo una piccola parte delle richieste tedesche viene accolta. Anche perché, a scaricarceli in Italia sono state proprio le ong tedesche. La Sea Watch è tedesca.
Quelli che riesce a mandarci, la Merkel ce li rimanda indietro sedati: “Ho visto qualcuno scalmanato, che cercava di ribellarsi al trasferimento. Dopo un po’, però, i rivoltosi erano diventati improvvisamente tranquilli, se ne stavano quasi addormentati nei loro sedili, buoni buoni”, ha spiegato uno dei migranti tornati in Italia. E di fatto su questo fronte arriva la testimonianza di Raphael Reichel, responsabile di una associazione che difende i migranti in Germania: “Sì, ci sono probabili sedazioni per impedire che fuggano o che si ribellino ai trasferimenti. E non solo in Germania: due mesi fa so che un profugo afgano proveniente da Lione è arrivato stordito a Monaco”.
Nei primi tre mesi del 2019, i cosiddetti “Dublinanti di ritorno”, clandestini sbarcati in Italia e poi fuggiti in altri Paesi UE, sono stati più numerosi degli ingressi via mare.
Ben 46mila gli immigrati che gli Stati europei, Germania e Francia in testa, hanno chiesto all’Italia di riprendersi in base al Regolamento di Dublino, che impone al Paese di primo ingresso la responsabilità di farsi carico dei richiedenti asilo.
Ovviamente, l’Italia fa resistenza ‘burocratica’ grazie al Viminale, quindi, lo scorso anno, sono ‘solo’ 6.574 quelli sono stati così rispediti in Italia a fronte di appena 254 stranieri che, per lo stesso meccanismo, Roma è riuscita a far tornare negli altri Paesi europei che li avevano in carico: ma è ‘normale’, visto che l’Italia è Paese di primo sbarco, tranne gli sconfinamenti a Trieste e gli arrivi dalla Grecia.
Soluzione finale???
Prolungare la rotta fino alla Libia e far valere la clausola di ripensamento. La risorsa non presenta le caratteristiche civili idonee a rimanere in un paese occidentale. A carico delle ambasciate di origine il costo di trasporto. Abbiamo problemi più urgenti da risolvere : investire in natalità, non fare emigrare i nostri cervelli giovani, investire in ricerca e sviluppo, in energia alternativa per affrancarci dalla dipendenza dell’islamico petrolio; rimettere in piedi l’economia genovese ; aiutare 1800 famiglie e tutto l’indotto lasciati a piedi dal fallimento di Mercatone Uno. Vi viene in mente qualche altra priorità italiana?!?