In un post pubblicato ieri su Facebook, la trash-blogger ha voluto condividere con i suoi (ex) fans la serata trascorsa con il malese (un profugo malese!!!) Konate e la storiella – probabilmente inventata – di un suo collega profugo nella Milano di oggi.
Una storia che vede il ragazzo – impegnato a fare consegne in bici in una fredda serata – bussare “alla porta di una signora che aveva ordinato la cena. Era tardi. La signora – racconta Lucarelli – lo guarda, lo vede infreddolito, appena sceso dalla sua bici che sua non è e gli dice: “Ragazzo, tu fai un lavoro che è davvero duro, piove, fa freddo, mi hai portato la cena, tieni questi 50 euro per te, ne meriteresti 1000 per quello che fai”. Il ragazzo riprende la sua bici ma non può più salirci su. Perché piange. Piange troppo per guidarla. Fa 3 km per tornare indietro portandosela dietro a piedi”. Un pianto di gioia riportato ai compagni di stanza attraverso una frase – “Quella signora era la mia mamma, mi ha parlato come se fosse lei”, riporta Lucarelli – che durerà ” fino all’una di notte, per poi addormentarsi pensando, forse, che sì, esiste un’Italia gentile”.
Ma la storiella, delirante, non è piaciuta. E’ così scattato un meritato linciaggio mediatico: “Ci hai rotto le palle”, “pensa agli italiani poveri”, “fai pena”, “parla dei tuoi connazionali”, “basta invasioni”, “no ai parassiti”, “vergognati”, “amica dei clandestini”, “smettila di prenderci per i fondelli con la favoletta dell’immigrato”, alcune delle frasi rivolte alla “cronista” del Fatto Quotidiano.
Non hanno ancora capito: il ‘migrante’ non è trendy, viviamo l’epoca di Luca Traini.