Non solo i profughi africani. E’ caccia anche a tre tunisini, per lo stupro di Desirée – Koffey, Samir e Hyten – e a Marco, quello che procurava gli psicofarmaci al branco.
Gli inquirenti, come chiesto da Vox da subito, puntano ora il dito anche sui testimoni accusati di omissione di soccorso. Noi li accuseremmo di complicità.
Muriel Kafusa, quella che l’ha rivestita dice: «Alle 20 mi hanno chiamato Hyten e Ibrahim per spostare Desirée dal container al capannone. Era nuda dalla vita in giù, era stata violentata. 20,25 me ne sono andata».
Pare che invece, secondo gli altri testimoni, Muriel sia tornata all’1,30 di notte urlando contro il cadavere di Desirèe.
Desirée che non sarebbe la prima ad essere stata violentata nel palazzo occupato dai centri sociali.
A raccontarle, in una chat del comitato di quartiere, alcuni ragazzi. Uno, Luca, scrive: «Quello è un posto di merda, frequentato solo da gente senza tetto nigeriani o egiziani che spacciano e cercano di fregare la gente rubando… io sono riuscito a scappare quella notte essendo aggredito da persone di colore, avevo i vestiti strappati (…) conosco il posto, loro con scuse ti fanno entrare lì dentro e se ne approfittano di te (…) mi hanno aggredito in tanti».
«Mi hanno aggredito in 5, essendo un uomo sono riuscito a scappare da lì con i vestiti strappati e me la sono cavata ma per una ragazzina di 16 anni è difficile uscire da tutta quella merda».
Intanto resta in carcere anche il quarto profugo stupratore, Yusif Salia, il ghanese di 32 anni accusato, insieme con Brian Minteh, Mamadou Gara e Chima Alinno, dell’omicidio e dello stupro di Desiree.
Yusef Salia è stato catturato vicino Foggia, nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, il 26 ottobre.