Un sedicenne è finito al pronto soccorso dopo essersi punto con una siringa usata, abbandonata sopra a una panchina di Macerata.
A raccontare l’episodio, avvenuto nel pomeriggio di sabato scorso, è la madre della vittima.
Neanche il tempo di sedersi sulla panchina che il 16enne salta in piedi per il dolore: si è seduto sopra una siringa usata e l’ago l’ha punto tra la coscia e il gluteo. Terribile. Lì vicino, tra l’erba, ci sono altre tre siringhe abbandonate. Comprensibilmente in preda al panico, il ragazzo si precipita a casa in sella al suo scooter.
Poi viene accompagnato dai genitori al pronto soccorso. Qui, dopo un po’ di attesa, viene sottoposto a una serie di analisi: se il rischio dell’Hiv può essere (almeno in teoria) subito escluso (in quanto il virus non sopravvive all’aria per più di pochi minuti), il medico avvia la profilassi per l’epatite B e C, con la somministrazione di immunoglubuline che copriranno il giovane per una ventina di giorni. Le prime analisi danno esito negativo, ma il ragazzo dovrà tornare dai medici la prossima settimana e poi farsi controllare fra tre e sei mesi.
«È assurdo – sbotta la madre – che un ragazzo di 16 anni esca con gli amici senza fare niente di male e debba tornare a casa col timore di essersi rovinato la salute per tutta la vita. Ed è assurdo che dopo tutto quello che è successo a Macerata non ci siano controlli adeguati e non si bonifichino i parchi. Ringrazio il medico e soprattutto l’infermiere (molto premuroso) che si sono presi cura di mio figlio».
No, il problema di Macerata non era Traini. Erano e sono i Nigeriani.