Droga, la retata infinita: spacciatori sono sempre immigrati

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AREZZO – Gli ultimi due arresti sono di lunedì pomeriggio, anello finale di una catena infinita, lunga tutto il mese di gennaio e più indietro, almeno fino allo scorso agosto, quando la mega-rissa di Saione scoppiò anche per motivi di droga. Quindici in manette dall’inizio dell’anno (più o meno uno ogni due giorni), un’altra ventina caduti nella trappola di polizia e carabinieri nello scorcio finale del 2017.

Tutti pusher, tutti protagonisti dello spaccio di strada, quasi tutti richiedenti asilo o comunque migranti, in gran parte provenienti dall’Africa profonda: Nigeria, Gambia, Senegal, Mali e paesi limitrofi. E’ la rivoluzione di un mercato della droga che è sempre più pervasivo e sempre più contiguo al resto del crimine.

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E’ un mondo che cambia e che rende più traumatici i giorni (e le notti) di una tranquilla città di provincia. Il paragone forse è ancora azzardato ma anche a Macerata, altro sonnolento (una volta) capoluogo dell’Italia profonda, è cominciata così, coi giardini pubblici trasformati in supermercato della droga ela richiesta ossessiva dell’elemosina per strada. Poi l’escalation dello spacciatore che fa a pezzi Pamela e dell’esaltato che spara per strada ai ‘negri’ spacciatori.

Non a caso le manette colpiscono di più nelle zone più a rischio di degrado. Basti dire che dei quindici arresti del 2018, due terzi nel triangolo Pionta-Campo di Marte-Saione: il parco assediato dai pusher e il quartiere-melting pot che è il più multietnico. Lunedì sera, ad esempio, è toccato a un senegalese pizzicato in via Vittorio Veneto con la classica dose di hashish.

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Quasi l’esemplificazione di una tipologia: richiedente asilo, senza fissa dimora, nullafacente e con precedenti alle spalle, nonostante i suoi 22 anni appena. Più scafato ancora il nigeriano ventiquattrenne preso a Pescaiola, con ben 31 dosi di eroina e coca. L’ipotesi è che le retate continue al Pionta lo avessero spinto a cercare nuove zone di spaccio in un quartiere finora indenne. Oggi direttissima per entrambi. Ma i giudici hanno spesso le mani legate dal famigerato quinto comma della modica quantità, grazie al quale si torna fuori in un amen. E la giostra ricomincia. Fino a quando?

Fino a che i Luca Traini non diventeranno la norma.