Sindaco PD manda figlia dai profughi, lei se ne porta a casa uno: “Malata”

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NON SAPEVAMO SI CHIAMASSE ‘CUORE’

Quando vi diciamo che chi accoglie ha motivazioni prettamente legate ad un perversione sessuale latente, pensiamo a casi come quello denunciato dal sindaco Pd di Monte San Savino Margherita Scarpellini.

I media, come al solito, hanno usato toni boccacceschi:

«Predichi bene e razzoli male»: questa in sintesi l’ accusa lanciata al sindaco Pd di Monte San Savino. Si chiama Margherita Scarpellini e suo malgrado si ritrova protagonista di un canovaccio da film, stile «Indovina chi viene a cena». Il Sidney Poitier della situazione risponde al nome di Jeff ed è un richiedente asilo di colore. Un migrante. L’ altra protagonista è la figlia del sindaco, Francesca Testi, che scrive una lettera a un quotidiano nazionale raccontando la sua storia.

Che in sintesi suona così: ho 32 anni, sono laureata con lode all’ università di Siena e lavorando alla Croce Rossa di Arezzo come insegnante d’ italiano ai migranti mi è capitato di innamorarmi di Jeff. Quando mamma viene a conoscenza della relazione e scopre che l’ amore di Francesca è nero e per giunta richiedente asilo, ecco che scoppia il bubbone.

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La madre non predica bene e razzola male. Predica male e ha avuto un risveglio una volta che la realtà da lei predicata è entrata in casa sua.

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La figlia è una crocerossina che ha deciso di prendere alla lettera le prediche del partito della madre. E si è ‘aperta’ al migrante. Un’oscenità che la madre ha definito in modo perfetto: malata. Cosa dimostrata dall’esibizionismo (altra perversione sessuale) mostrato nell’avere voluto rendere pubblico un fatto privato pur di finire in prima pagina sul giornale sadomaso Repubblica che ne ha esaltato i gusti che non possiamo definire in modo adeguato.

Abbiamo ò’ennesimo africano in fuga dalla guerra in Siria che viene qui per prendersi casa vostra. E le vostre donne. Quasi sempre stuprandole. A volte, però, trovano qualche ‘laureata’.

Se poi vogliamo aprire una discussione più ampia sulla liceità o meno delle ‘unioni interrazziali’, che riguardano individui marginali della società, dovremmo dire che l’individuo non è elemento estraneo alla comunità alla quale appartiene, con questa condivide cultura, tradizioni e un comune patrimonio genetico. Che non è ‘tuo’, ma ‘anche tuo’. Non ne dovresti avere la disponibilità se non temporanea, e dovresti avere il compito di passarlo ai tuoi figli.

Popolazioni africane: non del tutto “umane”

Unendoti con un individuo esterno al tuo gruppo razziale, e procreando, non fai che intaccare questo patrimonio comune. Uccidendo quella parte di futuro della tua comunità che dovevi custodire e passare ai tuoi eredi. Non esiste quindi un diritto individuale, visto che il patrimonio che metti in gioco, per sempre, è comune.

Le unioni interrazziali, fino a qualche decennio fa – e non del tutto erroneamente dal punto di vista prettamente scientifico – erano viste alla stregua della zoofilia. Ora vengono propagandate dai media di distrazione di massa perché prodromiche alla destrutturazione della società attraverso il suo ‘imbastardimento’ fisico che è anche morale.