PD propone profughi a imprese: “Assumeteli al posto Italiani”

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Le cosiddette coop e le varie associazioni private o pubbliche (in questo caso una alle dirette dipendenze dell’amministrazione PD) che fanno business con l’accoglienza, sono diventate un ufficio di collocamento per i giovani fancazzisti afroislamici: li offrono per sostituire, a basso costo (tanto vitto e alloggio glielo pagano i contribuenti) i lavoratori locali

Le segnalazioni arrivano dalla Valsugana dove gli imprenditori sono stati contattati dal personale di Cinformi, la cooperativa che gestisce l’accoglienza dei migranti per conto della provincia autonoma di Trento. Altre segnalazioni arrivano anche dalla Vallagarina, una di queste è oggetto anche di un’interrogazione del consigliere Claudio Civettini che chiede alla giunta provinciale di centro sinistra se è a conoscenza che Cinformi si stia adoperando per la piena formazione e occupazione diretta dei presunti profughi, contattando direttamente artigiani di ogni settore, chiedendo loro la disponibilità di assumere queste persone (al posto degli italiani!) in uno stage gratuito per il primo mese e con un costo di 400 euro mensili per i successivi.

Lo stesso Civettini a questo punto ipotizza se magari vi siano sistemi contributivi facilitati per quanto riguarda l’assunzione a qualsiasi titolo, nel caso in cui l’assunto sia un presunto profugo. Domande a cui la Giunta Rossi dovrà rispondere.

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Ma torniamo alla Valsugana. L’operatore del Cinformi, in questo caso una donna, telefona all’imprenditore di turno fissando un appuntamento per una proposta di tirocinio non ben definita al momento del primo contatto. Poi durante il primo colloquio arriva la proposta: Cinformi manda dei giovani richiedenti asilo da formare come tirocinanti attraverso uno stage che per il primo mese è gratuito ma che poi diventerà a pagamento per il migrante che verrà retribuito con circa 400 euro al mese su un minimo di 40 ore settimanali. Poi dopo sei mesi oppure un anno bisogna però proporre un contratto di lavoro indeterminato all’immigrato.

L’imprenditore della Valsugana durante il colloquio chiede: «ma come mai non proponete per gli italiani la stessa cosa? le sembra giusto aiutare chi poi se ne andrà dal nostro territorio dopo essere stato mantenuto?» A queste risposte la signora non risponde».

«Peraltro – continua l’imprenditore – i miei operai non vogliono assolutamente aver a che fare con gli immigrati, quindi accettando la proposta del Cinformi potrei aver dei seri problemi con i miei dipendenti»

Durante il colloquio la signora informa l’imprenditore che il carico della burocrazia è tutto per Cinformi, e ci mancherebbe, questo è naturale. «Voglio denunciare questa cosa che secondo me è uno spreco di risorse pubbliche dei cittadini trentini – dichiara l’imprenditore valsuganotto – ma è possibile che con denari pubblici si formino immigrati presunti profughi che ne andranno poi ( o dovrebbero almeno) dall’Italia mentre gli italiani e i trentini vengono lasciati da soli a risolvere i loro problemi. Mi vien da pensare che questo carrozzone sia stato montato solo per stipendiare qualcuno per raccogliere solo consensi politici»

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Per la cronaca, alla fine, dopo le continue domande dell’imprenditore e il manifestarsi della sua insofferenza verso questo progetto, la signora del Cinformi ha preferito abbandonare la presa: «mi ha detto che mi contatterà per sapere la mia risposta, ma poi non l’ho più nemmeno sentita» – conclude l’imprenditore che alla fine si sfoga, «qui nei nostri capannoni continuano a girare dei Rom che vogliono il ferro, a volte ce li troviamo dentro gli uffici e i capannoni senza averli fatti entrare, spesso ci minacciano. Insomma una vergogna. E se non sono i Rom, è qualche immigrato disperato che chiede la carità oppure minaccia i miei dipendenti.».