Reggio, Italiano disoccupato finisce in roulotte

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Come sapete, siamo usciti dalla Grande Crisi, ce lo ha detto Gentiloni, quindi deve essere vero. Purtroppo ci sono degli italiani che caparbiamente non se ne vogliono rendere conto e continuano ad essere disoccupati. Schifosi ‘fascisti’.

Disoccupato e con problemi di salute, vive in una roulotte. È un 51enne che è solito frequentare il distributore di acqua pubblica per riempire parecchie bottiglie. «Dove vivo non ho acqua», si giustifica.

Come mai? «Vivo in una roulotte alla Brugna di Casina», spiega. E a ruota libera racconta di avere perso il lavoro e di non essere più in grado di pagare l’affitto (500 euro al mese), le bollette e tutto il resto.

Alla nostra richiesta di fargli visita, si è reso disponibile a raccontarci il suo disagio. Da qui la visita al suo domicilio. Proveniente da una frazione di Reggio e appassionato di natura – di piante in particolare –, alcuni anni fa acquistò tre biolche di terra sulle colline in località La Brugna. E mai acquisto fu più azzeccato. Infatti, dopo la perdita del lavoro avvenuta otto mesi fa, non essendo più in grado di vivere in condominio, ha comprato per pochi soldi una vecchia roulotte e l’ha sistemata sul terreno di sua proprietà.

Ma qui sono cominciati i guai: il Comune di Casina lo ha denunciato per abusivismo, avendo posizionato, oltre alla roulotte, un piccolo porticato in legno di recupero. Oltre alla demolizione, doveva pagare una grossa multa ma, non avendo rogitato il terreno per mancanza di soldi, la multa avrebbe dovuta pagarla l’ex padrone del terreno.

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«Sono napoletano e vivo a Reggio Emilia dal 1983 – spiega il 51enne che vive nella roulotte –. Ho fatto la guardia giurata, poi per tanti anni l’autista: trasportavo rifiuti alle dipendenze di ditte che lavoravano per Iren. Ho fatto per tanti anni anche il porta a porta. Poi, per ragioni varie, ho perso il posto di lavoro».

«Sono divorziato e ho una figlia di 29 anni, laureata, che vive a Napoli – prosegue –. Vorrebbe trasferirsi a Reggio con me, ma come faccio?»

Il senzatetto ora vive con l’indennità di disoccupazione, «che ormai sta finendo. Ho molti acciacchi: la gamba sinistra per un’ernia ha perso di molto la muscolatura. Soffro di apnea notturna da sonno molto grave. Dormo con una maschera di ausilio per non soffocare e sono diabetico di tipo 2. Per avere la pensione di invalidità devo avere 75 punti, io ne ho 73. Devo pagare il ticket e dal medico ci vado spesso, ma ho molta dignità e non vado a piangere in giro. Me ne sto qua a curare le mie piante, per le prossime generazioni. Da qualche anno le ho messe a dimora. Devo innaffiarle continuamente, altrimenti seccano, con questa siccità poi… Vado in giro ad elemosinare acqua, che qualcuno, per la verità, mi dà e che porto su e giù per queste rive con la mia Jeep».

Per quanto riguarda la corrente, il 51enne ha comperato un pannello fotovoltaico da 250 watt che ha posizionato sul tetto della roulotte. Si è dato da fare anche per l’acqua: ha posizionato sul terreno una serie di coppi, usati per la raccolta, e delle vasche che ora sono tutte vuote.

La sistemazione in roulotte è più che dignitosa: un letto in ordine, un tavolino con il computer, una cucina con lavandino in ordine, il bagno chimico. Si prepara i suoi pranzetti, è astemio e beve solo acqua. Il suo terreno è tutto recintato, altrimenti i caprioli gli mangiano le piantine.

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Riceve le visite di un suo fratello e di un amico, l’unico rimasto. Per il resto, solitudine e tanta dignità. Ha anche informato le forze dell’ordine della sua presenza. Ormai casi come questo ce ne sono tanti in Italia, e si stanno moltiplicando come funghi le roulotte dei nuovi poveri. Una fotografia impietosa. Sono uomini soli, divorziati, ma anche famiglie, giovani coppie e pensionati. Persone piombate nel disagio di una povertà inaspettata.
«Non mi preoccupo di somigliare a un rom, anche se loro stanno meglio perché hanno aree
attrezzate con acqua, bagni e corrente. Spero solo che la ditta che mi deve assumere come autista a breve mantenga la promessa, cosi potrò trovarmi una casa in affitto e avere un tetto sulla testa. La brutta stagione è alle porte e vivere in queste condizioni non è una bella prospettiva».

Nella provincia di Reggio Emilia vivono in hotel alcune migliaia di sedicenti profughi. Agli Zingari viene pagata corrente e altri benefits dalla Regione. Ma se sei italiano finisci in una fottuta roulotte.