CASE POPOLARI PRIMA AGLI ITALIANI, GOVERNO CONTRO LEGGE LIGURIA: “PRIMA I MIGRANTI”

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E’ sempre più evidente il piano di sostituzione etnica. Li traghettano dalla Libia e li mettono in hotel per poi distribuirli nelle case popolari. Per questo si oppongono ad ogni criterio che favorisca gli italiani: mette a rischio il loro piano di colonizzazione.

Il governo ha infatti impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale della Liguria, che favoriva gli italiani nell’ottenere un alloggio di edilizia popolare.

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La legge stabilisce di fatto una precedenza agli italiani fissando tra i requisiti richiesti agli stranieri per averne diritto 10 anni di residenza regolare in Italia. La cosa non va giù al PD, che vuole metterceli appena sbarcano.

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La Regione annuncia che si difenderà ribadendo le proprie ragioni- La legge era stata indicata durante la campagna elettorale per le amministrative dalla giunta di centrodestra e da Matteo Salvini come esempio per il resto d’Italia. Per l’assessore regionale Marco Scajola si tratta di “un autogol del Governo Genti-Renzi, che contesta chi vuole difendere gli italiani nell’assegnazione dell’edilizia residenziale pubblica“. Il punto che sarà sottoposto al giudizio di legittimità sarà il requisito dei “dieci anni di permanenza nel territorio italiano per gli stranieri” introdotto dalla Giunta Toti per favorire i cittadini italiani.

La Consulta potrà anche fare l’ennesima marchetta agli immigrati. Ma un giorno verrà bonificata da patrioti anche la Corte Costituzione, vero centro anti-democratico del potere del Sistema anti-italiani.




Un pensiero su “CASE POPOLARI PRIMA AGLI ITALIANI, GOVERNO CONTRO LEGGE LIGURIA: “PRIMA I MIGRANTI””

  1. Ricorso infondato, visto che non esiste nessuno articolo della costituzione – di cui i sinistri si lavano la bocca – che vieta di privilegiare i cittadini italiani rispetto a quelli stranieri, come in questo caso con l’assegnazione degli alloggi popolari.

    Esiste l’art. 3, che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”, ma i cittadini a cui la norma si riferisce, sono solo quelli italiani, perché gli stranieri non sono cittadini.

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