L’hotel Rigopiano è stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti compresi quelli da valanghe. Lo testimonia la mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991, ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale. I documenti sono stati evidenziati dal Forum H2O Abruzzo. In pratica il resort è sorto su resti di passati eventi di distacco provenienti dal canalone sovrastante la montagna.
Nonostante questo, l’inchiesta su corruzione e abusivismo edilizio che vedeva coinvolti esponenti del Partito Democratico non ha portato a nulla. La vicenda iniziò nel 2008 quando l’amministrazione comunale, attraverso una delibera, procede a “sanare” una presunta occupazione di suolo pubblico. La Procura di Pescara ipotizza che ciò sia avvenuto in cambio di denaro e posti di lavoro, a senegalesi. La struttura, un tempo casolare adibito ad albergo, s’avviava a diventare un quattro stelle.
Finirono sotto processo sette persone tra cui il sindaco di Farindola dell’epoca Massimiliano Giancaterino e il suo successore Antonello De Vico oltre a due ex assessori, Ezio Marzola e Walter Colangeli, e all’ex consigliere Andrea Fusaro. Secondo l’ipotesi del Pm, come riporta Tiscali, i politici Giancaterino e De Vico avrebbero approvato la delibera in cambio della “promessa di un versamento di denaro destinato al finanziamento del partito”, ovvero il PD. Mentre consiglieri e assessori avrebbero acconsentito al via libera in cambio di “assunzioni preferenziali per i propri protetti”. In primo grado lo scorso novembre è arrivata l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”, poi è intervenuta la prescrizione. Dunque non ci sarà alcun processo d’appello.
Come è possibile, se non pensando al solito incestuoso rapporto PD-Magistratura?