Bimba di 4 anni sacrificata agli dei per ritrovare cellulare

Vox
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Il 24 ottobre, una bambina di 4 anni, è scomparsa dalla sua casa nel distretto di Charaideo, nello Stato tribale nel nord-est dell’India.

Lunedi scorso, il corpo della piccola è stato trovato in un bosco vicino a dove viveva con i suoi genitori. Era stata decapitata e le sue braccia staccate dal cadavere. Smembrata.

Sia le braccia che la testa sono stati trovati sparsi vicino al corpo.

A rendere ancora più atroce la vicenda, e a spiegarci chi ci stiamo portando in casa, il fatto che ad uccidere e smembrare la bimba sia stata una ragazzina di 14 anni, che abitava nello stesso villaggio, e che aveva perso il suo telefono cellulare.

Per ritrovarlo, lei e i suoi genitori si sono rivolti alla magia nera. Hanno condotto un rituale eseguito da Gul Mhammad Ali, noto anche come Gulam, un cosiddetto ‘prete nero’.

Con Gulam c’erano suo nipote Hajrat Ali e un altro assistente, Ariful Haqmulla.

Parte del rituale per recuperare il cellulare includeva sacrificare e smembrare la bambina di 4 anni. E così hanno fatto, il 24 ottobre.

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Quando porti il progresso a certe popolazioni, generi un mix esplosivo.

Tutte le persone coinvolte, tra cui la piccola vittima, sono adivasi, i discendenti delle popolazioni indigene in India che sono state oggetto di discriminazione per anni. E probabilmente un motivo c’era.

Molti di loro tendono ad essere profondamente superstiziosi, ed i loro sistemi di credenze prevedono l’esistenza di dee e streghe.

I sacrifici umani derivanti da queste credenze occulte sono all’ordine del giorno in India. Soprattutto nelle zone più rurali.

Nel 2006, il Guardian ha pubblicato una storia dal titolo “Indian cult kills children for goddess”  che ha messo in luce una serie di sacrifici umani, tra i quali quelli di 28 uomini sacrificati in Uttar Pradesh in soli quattro mesi.