Il processo mediatico e politico a carico di Amedeo Mancini è già stato celebrato davanti a tutti, e la condanna al massimo della pena, al pubblico odio e forse anche alla damnatio memoriae è già stata pronunciata dal tribunale , non del popolo, ma della stampa asservita e dalle istituzioni, sempre più screditate, della repubblica italiana.
Non ci è mancata la voce del prete illuminato , certo Don Albanesi, che scrive su Repubblica e che certo si intende di contributi statali, il quale ha contestato i primi esiti autoptici, scaricando sul Mancini tutto il peso di un assassinio volontario . Del tradizionale invito al perdono che il clero sempre rivolge ai parenti delle vittime, neppure l’ombra, anzi un livore stomachevole. Per puro caso, anche Bergoglio, parlando del samaritano evangelico, ha ammonito con il dito alzato che Dio è nel migrante che non accogliamo. Piacerebbe ascoltare parole di fede o di vita eterna, da Vicario di Cristo, e non continui irritanti predicozzi su un unico argomento, ma l’attitudine anti italiana della chiesa romana è cosa antica ed arcinota.
Quanto alla presunzione di innocenza, o almeno il diritto alla difesa che dovrebbe valere anche per l’orribile ultras della Fermana, non pervenuti. Le dichiarazioni di Alfano nell’immediatezza dei fatti sono state improvvide , volte ad accreditare un delitto premeditato di matrice razzista con richiesta di pene esemplari ed aggravanti varie, ed un ministro dell’Interno avrebbe il dovere della prudenza, ma hanno scatenato il putiferio mediatico e televisivo in cui si sono distinti i soliti noti, da Gad Lerner ai giornaloni della sinistra padronale liberal (Stampa e Repubblica su tutti).
Emmanuel santo subito, quindi, e santa anche la moglie, alla quale conferiranno la cittadinanza e certamente troveranno un buon lavoro, esattamente come al quaranta per cento di giovani disoccupati connazionali.
Un immigrato morto muove le istituzioni. E i tanti assassini di italiani ?