Ci risiamo con il ‘femminicidio’. Evidentemente le varie a$$ociazioni vogliono tornare a battere cassa. In queste ultime settimane, complici alcuni tragici avvenimenti, i media di distrazione di massa si sono lanciati nella solita propaganda. Ed è facile fare apparire una realtà che non esiste: basta ogni giorno parlare di qualche uomo che uccide qualche donna (su milioni di abitanti è statisticamente certo che lo trovi) e non parlare delle migliaia di crimini commessi da immigrati. E visto che esiste solo ciò che appare in tv, il gioco è fatto.
I dati, però, ci raccontano una realtà ben diversa: nel 1992 le vittime di ‘femminicidio’ erano state 186, nel 2015 155. Nei primi 5 mesi del 2016, 55. Quasi un tracollo. Eppure, ad ascoltare i media, sembrerebbe il contrario. Senza contare che la maggioranza dei ‘femminicidi’ li commettono stranieri, anche se non si deve dire.
Nel frattempo, ogni giorno 8 donne vengono stuprate da un immigrato. Sono migliaia ogni anno. Ma non sembra, perché i media di distrazione di massa non ne parlano. Parlano di ‘femminicidio’.
Sia chiaro. Come tutte le morti, quella di una donna per mano di un uomo è una tragedia. Ma il ‘femminicidio’ – termine osceno visto che scinde il valore di una persona a seconda del genere sessuale – è uno di quei crimini che è sempre esistito e che sempre esisterà. Non è ‘comprimibile’ per legge, come dimostra l’approvazione del reato servito solo ad arricchire la associazioni boldrinesche. Esattamente come non è eliminabile il reato di infanticidio o il dramma del suicidio: ogni tanto l’essere umano impazzisce e commette atti insensati, e li commette verso chi ha più vicino.
Spesso, anzi quasi sempre, infatti, l’uccisione della ‘partner’ (altro termine osceno) è seguito dal suicidio dell’uomo. E qui vorremmo aprire un’altra riflessione: molti dei ‘femminicidi’ nascondono, in realtà, un altro fenomeno, quello dell’omicidio suicidio dovuto alla catastrofe economica in corso.