Diversi cosiddetti profughi ospiti dell’ex base di San Siro sono stati ricoverati al reparto Infettivi dell’ospedale di Padova per tubercolosi. È la nuova emergenza scoppiata al centro di accoglienza gestito dalla famigerata cooperativa Ecofficina a spese dei contribuenti.
Secondo alcuni accertamenti di tipo sanitario è emerso che i ricoverati erano stati a contatto con un immigrato attualmente ricoverato per la stessa malattia infettiva. È scattato quindi il piano di emergenza.
Uno è già risultato positivo, e tutti coloro che sono stati a contatto con lui saranno sottoposti a profilassi. E gli italiani che magari sono stati avvicinati da lui? E i parenti degli operatori? E gli amici dei parenti degli operatori?
In una notizia totalmente ‘scorrelata’:
Sarebbero dodici i capi di bestiame per i quali il servizio veterinario a seguito delle analisi aveva richiesto ad un allevatore locale l’abbattimento.
Al non rispetto della richiesta il commissario prefettizio si è visto costretto ad emettere un’ordinanza urgente per l’eliminazione delle bestie che sarebbero risultate affette da tubercolosi.
I capi di bestiame apparterrebbero ad un’azienda locale e a quanto sembra il proprietario della stessa non avrebbe dato seguito alla richiesta avanzata nel 2015.
Gli animali malati tra l’altro pascolerebbero sui terreni dell’Università Agraria.
La vicenda, che prima di tutto riguarda un problema di salute pubblica, potrebbe avere enormi ripercussioni in primis nei confronti dell’allevatore e di coloro che entro 30 giorni non provvederanno all’esecuzione dell’ordinanza. Per loro potrebbe essere contestato il reato previsto dall’art. 650 del codice penale.
L’individuazione di questo focolaio di tubercolosi, circoscritta nel bestiame di un’unico allevatore, metterebbe in luce la bontà dell’azione di prevenzione e controllo degli enti preposti.