Storie da terzo mondo, nell’Italia di Renzi. Da tre giorni, il Pronto Soccorso di Avellino è intasato dai finti profughi scaricati l’altro giorno da una nave norvegese a Salerno e sparpagliati in zona.
Nel caso particolare, erano stati trasferiti nei centri di accoglienza di Venticano e Dentecane, ma poi portati al punto d’emergenza della Città Ospedaliera a causa di malori e sintomi legati a patologie respiratorie. Nella notte tra venerdì e sabato in tredici TRENTA sono stati ricoverati: Tubercolosi.
Immediata è scattata l’assistenza sanitaria a spese dei contribuenti. Sistemati in un’apposita stanza di isolamento, i richiedenti asilo hanno avuto al loro fianco il primario del Pronto Soccorso Mario Raimo e il primario del reparto Malattie Infettive Nicola Acone, e anche tutto il personale paramedico: tutti dedicati a loro.
Il primario: «Quello che spaventa è ciò che potrà succedere in futuro con l’arrivo dell’estate e dunque con l’aumento degli sbarchi – spiega – Se l’andazzo continua ad essere quello di portare dai centri di accoglienza che non sono in grado di garantire assistenza sanitaria e di fare un primo screening in loco, al pronto soccorso, per noi diventerà impossibile rispondere ai bisogni dell’utenza. Medici e infermieri hanno fatto fronte all’emergenza, ma non è né umano né giusto lavorare così. Ci vuole un’organizzazione tra Asl, Prefettura, centri di accoglienza ed ospedale, il pronto soccorso non può essere preso d’assalto per diagnosi, non siamo un lazzaretto. Gli screening devono essere svolti altrove, in altre strutture territoriali». In Africa.