Un altro video-denuncia di ben 11 minuti è stato diffuso dal Cmp-Center for Medical Progress e ripreso dall’agenzia LifeSiteNews: mostra un altro funzionario ai vertici di Planned Parenthood ammettere i profitti illegali derivanti dalla vendita di organi e tessuti tratti dai bambini abortiti. Non solo: comprende anche la drammatica testimonianza di un ex-medico, richiesto di selezionare le parti richieste, ed altre situazioni analoghe. Raccapricciante. Di più, terrificante.
Il filmato, girato sempre grazie ad attori fintisi acquirenti di una ditta del biologico umano, nonché grazie alla solita telecamera nascosta, propone un colloquio con la dottoressa Savita Ginde, vicepresidente, nonché direttrice medica del Pprm-Planned Parenthood of the Rocky Mountains, che ha sede a Denver: sovrintende le strutture abortiste di Colorado, Nevada, New Mexico e Wyoming. Parla di prezzi, di massimizzazione dei ricavi, di parti del feto, di benefit finanziari assicurati dagli enti coinvolti in questo macabro traffico. Si sentono le dichiarazioni di operatori più o meno provati da quanto fosse loro richiesto, alle prese con la loro coscienza («in che guaio mi sono cacciato?»), con le richieste dei superiori, richieste tutte protese al profitto ed alle percentuali di rendita.
Il filmato si conclude con le allucinanti parole della dottoressa Deborah Nucatola (tratte dal primo video), che afferma: «Penso che tutto questo debba assolutamente da continuare». Il che fa supporre che ci si possa presto aspettare nuove, sconcertanti immagini, nuove, sconcertanti dichiarazioni. Una sorta di “coming soon” dell’orrore. Forse per settimane. O forse per mesi. Cosa si deve ancora attendere prima che le autorità intervengano?
L’agenzia LifeSiteNews, nel frattempo, prosegue la raccolta-firme relativa alla petizione, che chiede al Congresso americano di indagare e di chiudere definitivamente Planned Parenthood: già oltre 31 mila sono le adesioni raccolte.