Se la proposta del presidente Piddino dell’Inps, Tito Boeri, di applicare il sistema contributivo venisse approvata, sarebbe una catastrofe per i pensionati. Ma piacerebbe alla Ue.
Secondo uno studio, applicando la riforma del PD, i futuri pensionati avrebbero una riduzione media del trattamento tra il 10% e il 34%.
La riduzione del 7%-10% – prevista dal governo, e già enorme- è fallace, secondo lo studio infatti, è “riconducibile a un calcolo sterile effettuato senza tenere conto della reale situazione dei singoli lavoratori”.
- Una lavoratrice dipendente di 62 anni con i primi versamenti a giugno 1979 (36 anni di anzianità contributiva ad oggi), carriera lavorativa senza interruzioni, appartenente al regime “misto” non avendo maturato 18 anni prima del 1995, reddito medio negli ultimi 10 anni 39.800 euro e decorrenza pensione luglio 2015: a fronte dell’attuale pensione lorda di 2.163 euro, con il sistema contributivo scenderà a 1.889 con la riforma PD: una perdita percentuale del 12,67% , 3.211 euro in meno in un anno.
- Un’altra lavoratrice dipendente di 62 anni, ma con primi versamenti a gennaio del ’76 (39 anni e 6 mesi di contribuzione), carriera lavorativa senza interruzioni, appartenente al regime retributivo fino al 2012, reddito medio ultimi 10 anni circa 34.500 euro e decorrenza pensionamento luglio 2015: a fronte dell’attuale pensione lorda di 2.209 euro, con il sistema del PD prenderebbe 1.527 perdendo addirittura il 30,87% al mese. Nel giro di un anno 8.866 euro.
- Per una lavoratore dipendente di 62 anni con 35 anni di contributi, carriera lavorativa senza interruzioni, appartenete al regime retributivo fino al 2012 e reddito medio ultimi 10 anni 33mila euro. In quest’ultimo cosa, l’attuale pensione lorda di 2.345 euro al mese verrebbe sostituita da un assegno da 1.549. Una perdita mesile del 33,94% che porterebbe il pensionato a percepire 10.348 euro in meno in un anno.
Renzolandia.
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