Vigile travolto e ucciso: niente carcere né risarcimento per Rom

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Rho – “Siamo davvero disgustati. È una vergogna. Non trovo le parole per descrivere la mia indignazione nei confronti di questo sistema giudiziario che non è capace di tutelare i cittadini”.

E ha ragione Rocco Savarino, fratello dell’agente di polizia Nicolò, travolto e ucciso da uno zingaro il 12 gennaio 2012 a Milano Bovisa.

La quinta Corte d’Appello del Tribunale di Milano si è coperta d’infamia: prima, confermando la ridicola ‘ condanna’ a 2 anni e 6 mesi per Milos Stizanin, zingaro serbo di 20 anni, che aveva aiutato l’assassino a fuggire, poi, decidente che Milos non dovrà neanche risarcire la famiglia  Savarino.

Stizanin avrebbe dovuto risarcire con 35mila euro il fratello Rocco: “Si trattava di somme ridicole considerato quello che ha fatto Milos e soprattutto pensando che non ha fatto neppure un giorno di galera”, aggiunge il fratello.

Stizanin – già totalmente libero dallo scorso febbraio senza mai essere stato in carcere – dopo che il vigile era stato travolto dal 17enne Remi Nikolic, ha aiutato l’altro ‘nomade’ a parcheggiare la macchina tra le altre in sosta per nasconderla. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto ai giudici di trasmettere gli atti alla procura per la contestazione a Stizanin del reato di concorso in omicidio volontario. Nulla. I presunti giudici hanno confermato la condanna per favoreggiamento.

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Del resto, a breve, non sarà più reato neanche fuggire dopo avere travolto la vittima, né l’occultamento di cadavere: questi magistrati si sono solo portati avanti.

“Nessuna cifra avrebbe potuto riparare a quello che è stato fatto – commenta ovviamente il fratello Rocco – né avrebbe cancellato il dolore, ma avrebbe almeno dato l’idea che la giustizia è dalla parte delle vittime e in questo caso di colui che ogni giorno rischiava la vita per difendere la sicurezza dei cittadini. Noi abbiamo perso un fratello e anche una mamma, morta per il dolore. Nessuna cifra cancella il nostro dolore, ma forse ci avrebbe restituito un po’ di fiducia verso lo Stato. I giudici dovrebbero provare lo stesso nostro dolore per comprendere lo schiaffo morale che ci danno con queste decisioni”.

L’avvocato della famiglia Savarino, il rhodense Gabriele Caputo, attende di leggere le motivazioni della sentenza, ma annuncia ricorso in Cassazione.

Ma non è un giudica a Milano.