“Mi hanno mandato a prendere i clandestini, ora sono malato”

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“Come poliziotto ho assistito gli immigrati che sbarcavano in Sicilia ed ecco qual è stato il risultato. Ho contratto la tubercolosi”.

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Sono risultato positivo al test di Mantoux. E il controllo non mi è stato fatto d’ufficio. L’ho richiesto io al ministero dell’Interno quando sono rientrato dall’isola». La testimonianza dell’agente Alberto Mancini, 50 anni, romano, da cinque anni nella task force di rinforzi che invia l’Immigrazione nelle Questure d’Italia in piena emergenza sbarchi, è un sassolino che diventa valanga. Ieri negli uffici della Questura capitolina il sindacato di polizia Consap ha annunciato una class action contro il Viminale, sostenuta dall’Assotutela rappresentata dall’avvocato Luisa Ciocchetti, annunciando anche l’invio di un questionario che gli operatori possono riempire e spedire al mittente, aderendo alla futura battaglia legale. Il segretario nazionale della confederazione, Giorgio Innocenzi, contesta la «sempre minore attenzione nei confronti di chi difende e garantisce la sicurezza nelle operazioni di accoglienza dei profughi». Il legale sostiene «come vi sia stata, da parte degli organi preposti, una reiterata violazione della normativa in materia».
Dopo anni di Commissariato e lavoro al Reparto scorte, Mancini è passato alla Direzione centrale immigrazione e frontiere del prefetto Pinto. Fa parte dell’Uri (Unità rapida intervento), nata nel 2009 con 27 persone d’organico. «A maggio sono stato spedito ad Augusta, nel Siracusano. C’è stato uno sbarco di oltre mille profughi. Ero lì». E c’era anche il suo collega Daniele Contucci, che ieri presentava la class action. «Loro scendevano dalla nave e noi – continua Mancini – svolgevano le prime pratiche per le identificazioni. I soldati dell’Esercito erano bardati, avevano tuta protettiva, mascherina e occhiali di protezione. Noi no». Avevano la maschera di Zorro.

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