DAL MASSIMO ATTUALE DI 1.400€ AD UN MASSIMO DI 700 EURO AL MESE
La Cina è qui. Inevitabile, con la Globalizzazione e l’apertura indiscriminata delle frontiere a uomini, merci e capitali, o ti adegui ai salari romeni, o le aziende vanno in Romania.
E così la Electrolux, per non licenziare e scappare all’Est, propone il tagli del 50% dello stipendio ai suoi operai. Via premi e permessi; sei ore lavorative, stop scatti di anzianità e pagamento delle festività, riduzione delle pause.
Per l’esattezza, gli stipendi dovrebbero scendere dal massimo attuale di circa 1400 euro a circa 700 euro per gli stabilimenti di Forlì, Susegana e Solaro.
Mentre per lo stabilimento friulano di Porcia – 1200 dipendenti – nemmeno il dimezzamento degli stipendi è sufficiente e l’azienda vorrebbe anche soldi dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dal governo. Ovvero dai contribuenti, che dovrebbero pagarla per sfruttare gli operai.
Il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato dice che gli elettrodomestici italiani “sono di ottima qualità, ma risentono di costi produttivi superiori ai nostri concorrenti” e bisogna quindi ridurli. Fra i punti critici, ha aggiunto, “c’è il problema del costo del lavoro”. Preparatevi agli stipendi cinesi.
Presto, chiederanno di poter inquinare liberamente come in Cina, altrimenti non ‘siamo competitivi’: a Taranto già lo hanno fatto.
O così, o Electrolux minaccia la chiusura totale. Eppure un’alternativa ci sarebbe, ma è ‘anatema’: porti la tua azienda in Romania? Non puoi vendere in Italia.
E’ ora di chiudere con la Globalizzazione: produrre in Cina, pagare le tasse alle Cayman e poi vendere in Italia. O fai tutto qui, o nulla. Ma, come scritto: è anatema, soprattutto per quei pirloni dei sindacalisti.
Prime reazioni politiche.
